Inserito dalla BBC tra le 50 cose che hanno fatto l’economia moderna (BBC World Service 50 Things That Made the Modern Economy), il codice a barre compie GS1 45 anni.
Nata nel 1974, questa tecnologia è oggi utilizzata da miliardi di persone al mondo, 365 giorni l’anno, 24 ore su 24 e consente alle aziende di identificare e accompagnare i loro prodotti in tutto il mondo, permettendone la tracciabilità, condividendone le informazioni e riducendo così errori e problemi lungo tutta la filiera.
La “lingua del business” più diffusa al mondo
Dalle merendine ai libri, dai cosmetici agli smartphone: nella nostra vita quotidiana il codice a barre è una presenza costante e silenziosa. Tranne quando viene “letto” alle casse del supermercato ed emette il suo caratteristico beep: il che accade ben 6 miliardi di volte al giorno in tutto il pianeta.
Il codice a barre è nato “global”: supera tutte le barriere geografiche e culturali, perché viene riconosciuto sempre e ovunque. Oggi il codice a barre è la “lingua del business” più diffusa al mondo: è parlata da oltre un milione di imprese che, grazie a questo piccolo simbolo, dialogano senza bisogno di un “traduttore”.
Ne ha fatta, dunque, di strada da quando delle linee disegnate sulla sabbia in riva al mare diedero a Bernard Silver e a Norman Joseph Woodland l’intuizione per realizzare un codice per marcare i prodotti, che permettesse il riconoscimento automatico alle casse e velocizzasse code e pagamenti nei supermercati. Era il 1948 e l’intuizione dei due era forse ancora troppo avveniristica per i tempi. Ma con l’invenzione del laser, lo sviluppo della distribuzione moderna e la ripartenza dell’economia mondiale, i tempi maturano. Nel 1973, dopo quattro anni di lavoro e di test, l’associazione statunitense delle principali aziende del settore alimentare adotta il codice a barre GS1 (allora UPC).
Nel 1974 il codice a barre passa per la prima volta dalla cassa di un negozio, con la vendita di una confezione di chewing-gum Wrigley’s gusto juicy fruit avvenuta in un supermercato Marsh nella città di Troy, in Ohio. Da lì in poi non si ferma più e viene adottato da sempre più aziende.
A sviluppare e mantenere il codice a barre GS1 e gli altri standard internazionali è GS1, l’organizzazione mondiale neutrale e no profit presente in 114 paesi. In Italia è rappresentata da GS1 Italy, l’unico ente autorizzato a rilasciare il codice a barre GS1 in Italia, a cui aderiscono 35 mila imprese di produzione e di distribuzione di beni di consumo.
Protagonista indiscusso della supplì chain
Oggi, a 45 anni dalla sua nascita, sembra impossibile immaginare un mondo senza il codice a barre GS1, che ha dato un linguaggio comune al mondo delle imprese, rivoluzionando il modo di gestire le transazioni commerciali e tutti i passaggi operativi e logistici della filiera.
Questo segno grafico, composto da 13 barre verticali (a ciascuna delle quali corrisponde una cifra), è considerato a tutti gli effetti una delle invenzioni più significative, diffuse e popolari della storia dell’economia moderna: ha saputo rivoluzionare prima il commercio, poi altri settori, anche online. Ed è tuttora protagonista della supply chain.
I numeri (più curiosi) del codice a barre
· 13 sono le cifre che compongono il modello più diffuso di codice a barre GS1. · 40-200 scansioni al secondo: è la velocità di lettura degli scanner laser che leggono il codice a barre. · 1 su 1 milione è la probabilità massima di errori durante la lettura scanner del codice a barre. · Oltre 150 sono i Paesi in cui è usato il codice a barre GS1. · 35 mila sono le aziende che aderiscono a GS1 Italy e hanno adottato il codice a barre nel nostro paese. · 114 sono le organizzazioni no profit GS1 nel mondo che insieme promuovono l’utilizzo degli standard GS1. |