L’elio è un componente fondamentale dei sistemi per imaging a risonanza magnetica, ma le sue disponibilità non sono infinite e la domanda del gas in questi anni ha continuato a crescere. È per rispondere a questa sfida che GE Healthcare, la divisione medicale di General Electric, ha progettato Freelium, un’innovativa tecnologia di nuovi magneti in grado di consumare soltanto l’1% della quantità di elio rispetto a quella utilizzata dai magneti per risonanza magnetica convenzionali: invece dei 2.000 litri di elio allo stato liquido impiegati mediamente, infatti, Freelium ne userà soltanto 20.
Per riuscire a fornire immagini in alta definizione del cervello, degli organi vitali o delle strutture anatomiche dei pazienti, la risonanza magnetica usa magneti superconduttivi raffreddati a una temperatura fino a -270 gradi centigradi. L’unico modo per mantenere i magneti della risonanza così freddi durante l’uso clinico è grazie all’utilizzo di migliaia di litri di elio liquido, estratto dal sottosuolo della crosta terrestre.
I magneti dotati della tecnologia Freelium non sono progettati soltanto per essere meno dipendenti dall’elio, ma anche per essere più facili da installare all’interno delle strutture e soprattutto ecosostenibili.
Grazie a Freelium gli ospedali non avranno più bisogno di ricorrere a complicati sistemi di ventilazione che spesso comporta a dover collocare il magnete in edifici separati dal reparto di radiologia o in ambienti dedicati. Inoltre un magnete Freelium non necessita di ricarica di elio né durante il trasporto, né nel corso del suo ciclo di vita. Quando la tecnologia Freelium verrà integrata a un prodotto commerciale nel futuro, avrà il vantaggio di rendere più semplice e meno costosa sia l’installazione che la gestione della risonanza magnetica. Un vantaggio particolarmente significativo nei Paesi in via di sviluppo, dove mancano le necessarie infrastrutture, ma anche nelle maggiori città metropolitane dove l’installazione di un magnete può arrivare a costare più del magnete stesso.
Grazie a questa innovazione tecnologica, i pazienti che oggi non hanno accesso ai benefici diagnostici di una risonanza magnetica potrebbero averli in futuro.