Contrariamente a quanto avviene quando si sottoscrive un contratto per l’acqua potabile o per il Digitale Terrestre, in Italia l’accesso a Internet prevede che, quasi totalità delle società di telecomunicazioni, possa liberamente imporre ai clienti l’acquisto di un modem venduto da loro stesse.
Questo atteggiamento, oltre a ledere la libertà di scelta dei consumatori, è anche foriero di pesanti ricadute sul mercato delle apparecchiature di connessione quali modem e router, che già nel 2017 si attestava intorno al -34%, e che, nei primi 5 mesi del 2018, ha subito un’ulteriore flessione registrando un trend in costante discesa, ad oggi al -45%.
La denuncia arriva forte e chiara da Davide Rossi, Direttore Generale Aires–Confcommercio, secondo cui l’Italia rappresenta (in negativo) un caso unico al mondo.
Il tema è stato ampiamente discusso e portato all'attenzione di opinione pubblica e istituzioni grazie al lavoro della Alleanza per il Modem Libero, ma quella che sembrava una decisione ormai presa, continua ad essere rinviata.
Eppure, la disponibilità di banda larga cresce anche grazie a fondi pubblici, e i consumatori beneficerebbero di scelte consapevoli in un mercato che se fosse ancora competitivo migliorerebbe certamente le tecnologie di sicurezza, privacy e wireless.