La prima batteria a flusso organica per l’accumulo dell’energia rinnovabile è stata presentata da Green Energy Storage, start up italiana specializzata in soluzioni tecnologiche per l’efficienza energetica e lo storage.
L’innovativa tecnologia alla base della soluzione sviluppata da Green Energy Storage sfrutta nello specifico una molecola prodotta dalle piante durante la fotosintesi – chiamata chinone – facilmente estraibile dal rabarbaro e da altri vegetali, biocompatibile e a basso costo. Pensata per l’efficienza e il risparmio energetico di abitazioni, edifici commerciali e imprese, la batteria è una risposta concreta alle esigenze dell’energia rinnovabile sempre più alla ricerca di sistemi che possano garantire – in maniera economica ed ecologica – l’accumulo di energia.
“Il brevetto acquisito dall’Università di Harvard a ottobre 2015 – commenta Salvatore Pinto, presidente di Green Energy Storage – rappresentava una sfida interessante quanto complessa. La sua tecnologia innovativa veniva rappresentata da un prototipo della potenza di 1 Watt, ancora da ingegnerizzare e validare sul campo. In un solo anno siamo riusciti, grazie a un team di eccellenza composto da ricercatori e ingegneri italiani e internazionali, a creare non un unico prodotto, ma una famiglia di batterie che parte da una capacità di 3kW per arrivare fino a 10kW e oltre”.
La start up annovera infatti, al suo interno professionisti di elevato profilo e in prima linea una collaborazione molto forte tra l’Università di Harvard con i Michael J. Aziz e Roy G. Gordon, l’Università di Tor Vergata di Roma con Silvia Licoccia e la Fondazione Bruno Kessler.
Le batterie a flusso organiche si inseriscono in un mercato caratterizzato da una crescita esponenziale che proseguirà anche nei prossimi anni. Secondo diverse stime del settore, nel 2015 la capacità produttiva delle fonti rinnovabili ha raggiunto una quota record di 660 gW. L’International Energy Agency stima inoltre che – entro il 2021 – il 28% dell’energia elettrica globale verrà prodotta principalmente dal fotovoltaico e dagli impianti eolici onshore. “In un contesto di così forte espansione, dove le rinnovabili si affermano sempre più come fonte primaria per soddisfare sia i fabbisogni energetici dei complessi industriali sia di consumo domestico – prosegue Salvatore Pinto – lo sviluppo di sistemi flessibili di accumulo dell’energia assume un’importanza ancora maggiore. Lo storage rappresenterà sicuramente la prossima rivoluzione energetica”.
L’obiettivo di Green Energy Storage è introdurre sul mercato – entro il 2018 – diverse tipologie di batterie a flusso organiche diventando un punto di riferimento per le reti elettriche del futuro non solo in Italia, ma a livello mondiale. La soluzione presentata è quindi la base di partenza per incrementare la potenza ed effettuare ulteriori perfezionamenti prima della vera e propria produzione e immissione sul mercato su larga scala.
Proprio per perseguire questo obiettivo, Green Energy Storage ha individuato in Sorgenia la prima azienda con cui poter testare sul campo la batteria. Sorgenia –operatore energetico italiano, molto attento all’innovazione e alla ricerca di soluzioni alternative per la gestione dell’energia – affiancherà la start up attraverso un progetto a lungo termine con diverse fasi di test e raccolta dati per poter sviluppare al meglio la soluzione attuale.
“Siamo convinti che da qui a pochi anni lo storage consentirà una nuova trasformazione nel modo di produrre e utilizzare l’energia. – afferma Gianfilippo Mancini, CEO di Sorgenia – Lo sviluppo di soluzioni economiche ed eco-compatibili di stoccaggio dell’energia consentirà infatti ai consumatori di immagazzinare la propria autoproduzione rinnovabile e, grazie anche a software evoluti di dispacciamento e di controllo dei propri consumi, di rendersi autonomi dalla rete elettrica. Abbiamo perciò individuato in Energy Green Storage il partner ideale per sperimentare e sviluppare questo nuovo modello integrato, utilizzando una batteria innovativa, ad alta efficienza, con grandi potenzialità di accumulo e materiali totalmente biodegradabili”.
“Il nostro progetto ha già ottenuto consenso dal settore e dalle Istituzioni che ci stanno supportando con grande impegno. Possiamo già infatti, contare su un investimento di 2 milioni di euro dalla Comunità Europea e altri 3 milioni dalla Provincia Autonoma di Trento – prosegue Salvatore Pinto – che ci permetteranno di procedere nel nostro ambizioso percorso di crescita aziendale, che mira allo sviluppo di una batteria a flusso organica di 200 dollari per kilowattora entro i prossimi quattro anni”.
“Il supporto proviene anche da altre realtà come l’Università danese di Aarhus, Industrie De Nora, specializzata nel mercato degli elettrodi, la ungherese Evopro Innovation, specializzata in soluzioni di elettronica, le rinomate Engineering e Certiquality” – conclude Salvatore Pinto.