Presso il reparto di Chirurgia e Riabilitazione della Mano dell’Ospedale San Giuseppe, Gruppo MultiMedica, Università di Milano, i videogiochi interattivi pensati e programmati dal professor Alberto Borghese in collaborazione con il professor Giorgio Pajardi dell’Università degli Studi Milano, uniscono svago e riabilitazione.
Divisi in due macro-categorie, questi ultimi consentono di aumentare la forza nelle dita tramite l’utilizzo di quello che in gergo tecnico è definito tracker, che misura la forza esercitata su un giocattolo contenente sensori appositamente progettati. Gli stessi videogiochi sono, inoltre, in grado di aumentare l’abilità manuale, grazie a tablet e smartphone.
Protagonisti, i personaggi e gli oggetti creati tramite stampanti 3D come coccodrilli, sottomarini, Lego e palloni aerostatici, che i piccoli pazienti devono prendere e spostare compiendo gesti necessari alla totale ripresa della funzionalità degli arti.
Come spiegato dal professor Alberto Borghese, direttore del Dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Milano: «Nella prima famiglia di giochi, premendo sulla coda di un coccodrillo giocattolo creato con una stampante 3D la bocca si spalanca generando un segnale legato alla pressione che viene trasmessa all’exer-game. Questo segnale fa spostare un avatar che sale e scende o che si sposta da destra a sinistra e che il bambino può usare per prendere o evitare degli oggetti. Il bambino può fare pressione sullo stesso tracker con due dita, un dito o con il palmo, ottenendo all’interno del gioco lo stesso risultato, ma compiendo esercizi riabilitativi di vario genere, che promuovono l’aumento della forza in modi diversi: presa con tutta la mano, “pinch” o pressione. Abbiamo realizzato più tipi di exer-games, con la stessa meccanica di gioco, ma con molteplici scenari e personaggi».
La seconda famiglia di games, invece, grazie alla modalità touchscreen permette al bambino di utilizzare due dita o uno solo per effettuare delle manovre. Continua Borghese: «Un esercizio molto utile per migliorare l’abilità manuale che piace ai bambini, consiste nel rompere (utilizzando due dita o muovendone uno sullo schermo) un uovo da cui fuoriesce a sorpresa un animaletto con cui interagire. Un meccanismo semplice che permette al piccolo paziente di dimenticarsi della riabilitazione concentrandosi sul gioco. In altre parole, il bimbo si trova in una condizione di benessere che gli permette di restare concentrato sull’attività senza percepirne la ripetitività».
L’approccio innovativo di queste piattaforme digitali è proprio consentire un’alta aderenza terapeutica, permettendo agli specialisti di monitorare efficacemente i progressi nel recupero delle funzionalità manuali.
Lo studio, che ha portato alla realizzazione dei videogiochi, è uno spin-off di una più ampia ricerca condotta dal professor Borghese e dal suo team dedicata alla riabilitazione autonoma post-ictus iniziata nel 2010 e finanziata anche da tre grant del programma “Horizon 2020” della Commissione Europea.