Digitalizzazione, Big Data e Internet of Things (IoT) continuano ad affermarsi in ambito supply chain, ma in che modo questo si traduce in innovazione per i fornitori di servizi logistici integrati ( 3PL – Third Party Logistic Service Provider)?
Una ricerca intitolata “3PLs Are Buzzing with Innovation: Bridging the Gap Between 3PLs and Shippers”, commissionata da JDA a SCDigest, rivela lo stato reale dell’innovazione secondo il punto di vista di oltre 100 spedizionieri e società 3PL. Il report mostra insights che promuoveranno una migliore e più redditizia collaborazione, rispondendo allo stesso tempo alle aspettative dei clienti in termini di velocità, flessibilità e soddisfazione.
“L’innovazione è fondamentale per soddisfare le esigenze dettate oggi da e-commerce, fulfillment, personalizzazione e omnicanalità, contribuendo al contempo all’evasione degli ordini in modo rapido e profittevole. La ricerca ha coinvolto spedizionieri e fornitori di servizi logistici integrati per indagare lo stato di innovazione alla luce della trasformazione digitale in atto – ha dichiarato Danny Halim, Vicepresidente, Industry Strategy, JDA -. I dati confermano la nostra opinione secondo la quale i fornitori di servizi di logistica devono sfruttare i trend in ambito supply chain per riuscire a tenere il passo con le mutevoli esigenze degli spedizionieri”.
Innovare, ma a quale prezzo?
Nonostante l’innovazione risulti una priorità, dalla survey emergono le diverse esigenze degli spedizionieri, con una discrepanza tra le loro aspettative e ciò che i fornitori di servizi logistici pensano di poter offrire. Alla richiesta di classificare il settore 3PL in base alla capacità di innovare e fornire innovazioni tecnologiche, solo il 7% degli intervistati ritiene che gli operatori 3PL abbiano elevate capacità di innovazione. Tuttavia, il 38% ritiene che i 3PL siano in grado di innovare in futuro. In generale, gli intervistati, se dovessero scegliere tra eccellenza operativa e innovazione, opterebbero per l’eccellenza operativa, perché il servizio clienti e la capacità di evadere gli ordini con accuratezza e nel rispetto dei tempi sono prioritari rispetto all’innovazione, a meno che quest’ultima non possa migliorare l’eccellenza del servizio al cliente.
“I dati confermano un tema comune: l’innovazione non è per tutti i clienti. La soluzione migliore è implementare un approccio basato sulla segmentazione. I 3PL devono guardare al futuro: come sarà il loro business tra 5-10 anni e chi saranno (o diventeranno) i loro clienti?” ha commentato Halim.
L’innovazione richiede collaborazione tra 3PL e spedizionieri
È interessante notare che, alla domanda su come gli spedizionieri interagiscono con i fornitori di servizi di logistica per promuovere l’innovazione, un ampio numero di intervistati concorda che ai 3PL è consentito individuare metodi o soluzioni a patto che raggiungano gli obiettivi. Quasi il 64% dei fornitori 3PL ha rapporti ibridi con gli spedizionieri, lasciando spazio a un approccio prescrittivo ma aperto all’innovazione e alla collaborazione per ciò che meglio soddisfa le loro esigenze. Al contrario, quasi il 40% degli spedizionieri/clienti valuta i propri rapporti con i 3PL in modo completamente prescrittivo, lasciando poco margine all’innovazione.
“C’è un’errata percezione in merito alla capacità di innovazione dei 3PL. Nel complesso, i risultati del sondaggio rivelano una mancanza di relazioni strategiche tra fornitori di servizi di logistica integrata (3PL) e spedizionieri, oltre a un divario tra l’innovazione richiesta e quella che sarebbe auspicabile avere – ha affermato Dan Gilmore, redattore, SCDigest -. Per tenere il passo con le mutevoli esigenze commerciali dei loro clienti, i fornitori di servizi di logistica integrata dovrebbero essere all’avanguardia a livello di tecnologia e tendenze della supply chain. In caso contrario, rischiano di perdere un vantaggio competitivo fondamentale”.
In che modo l’innovazione tecnologica si inserisce in questo contesto?
E per quanto riguarda l’innovazione realmente all’avanguardia, come ad esempio realtà aumentata, robotica, stampa 3D e droni? I risultati del sondaggio anche in questo caso sono eterogenei, con molti spedizionieri che nutrono dubbi sulla capacità delle società 3PL di portare avanti tali innovazioni, ma con molti fornitori che ritengono di doverlo fare. Quasi il 46% dei 3PL ritiene che gli spedizionieri si aspettino da loro tecnologie più avanzate, mentre solo il 24% degli spedizionieri pensa che i 3PL dovrebbero aggiungere queste capacità alla loro offerta di servizi. I risultati evidenziano inoltre la sfida tra l’innovazione più tattica, volta a ridurre i costi operativi, e l’innovazione più strategica, volta a migliorare la performance aziendale. Tuttavia, l’innovazione è fondamentale specialmente quando crescono le aspettative dei clienti in settori più avanzati e complessi quali retail e high-tech, sulla base di fattori quali ciclo di vita dei prodotti, personalizzazione e omnicanalità.
“Negli ultimi trent’anni, i fornitori di servizi di logistica integrata sono stati sempre più attenti all’innovazione, diventando più efficienti e competitivi. Attualmente, però, l’attenzione dovrebbe essere rivolta a digitalizzazione, e-commerce, Big Data e Internet of Things – ha commentato Halim –. I fornitori di servizi devono tenere il passo con le aspettative dei clienti e investire in un’innovazione che aggiunga valore ai servizi, per migliorare la performance aziendale. La ricerca evidenzia le strategie di innovazione che abiliteranno differenziazione competitiva e crescita per le società 3PL, grazie all’applicazione della segmentazione, al miglioramento del coinvolgimento strategico, alla creazione di centri d’eccellenza, alla definizione di una piattaforma di innovazione e all’avvio di una ricerca continua”.
Metodologia del sondaggio
SCDigest ha condotto un sondaggio online con oltre 100 intervistati alla fine del 2016. Il 40% era costituito da spedizionieri o clienti di 3PL, il 43,4% erano 3PL o fornitori di servizi logistici e il 15,6% accademici, fornitori di tecnologie, consulenti. La maggior parte degli intervistati (64%) erano residenti in Nord America, con l’11,6% in Europa e il 14,6% nell’area Asia Pacifico, oltre che in Sud America e America Latina, Medio Oriente e Africa.