La connessione a Internet è ormai un servizio possibile e presente in tutti i luoghi. Che siano le abitazioni private dove i cittadini procedono all’installazione della linea personale mettendo le offerte adsl migliori a confronto per le proprie esigenze o edifici pubblici come i Comuni o le biblioteche o ancora gli esercizi commerciali, praticamente tutti i luoghi appaiono dotati di wi-fi o di rete 3G cui affidarsi per la navigazione da diversi dispositivi.
Anche i diversi settori dei servizi pubblici, dalla scuola alle ambasciate, dunque, subiscono una parallela digitalizzazione per offrire ai cittadini e ai professionisti confort maggiori e contesti di innovazione. Anche l’area sanitaria, poi, con la diffusione del piano “Crescita digitale” da parte dell’AgID e di alcune associazioni di consumatori, si mette in gioco per lo sviluppo della Sanità digitale.
Sempre maggiore, infatti, è la richiesta da parte di professionisti del mestiere e consumatori di servizi di eHealth. Dal Fascicolo Sanitario Elettronico, all’e-prescription, dai referti e pagamenti online ai centri unici di prenotazione cui accedere direttamente dal proprio personal computer o, attraverso le app, dai propri dispositivi mobile, medici e pazienti attendono con trepidazione una computerizzazione intelligente del sistema sanitario.
A questo proposito, vista la scarsa offerta monetaria del Governo, che ha destinato allo sviluppo della sanità digitale solo 750 milioni di euro praticamente già esauriti, sono le holding private a cavalcare l’onda. Le aziende infatti dimostrano ancora una volta di essere più rapide dello Stato nell’intercettazione delle tendenze e delle esigenze di pazienti e professionisti e già profondamente impegnate nella realizzazione di progetti eHealth di vario tipo.
Il rischio è quello, però, della cosidetta “Shadow It”, cioè della creazione per lo sviluppo della sanità digitale di sistemi clandestini e spontanei nelle maggiori aziende ospedaliere al fine di superare l’arretratezza complessiva del sistema sanitario. Tali sistemi informativi, infatti, se seguono con i migliori intenti le esigenze di innovazione, non sono, d’altro lato, minimamente controllati e generalizzati e costituiscono un evidente ostacolo alle iniziative ufficiali nel campo.
Si auspica dunque, e presto, che arrivi da Ministero della Salute e da AgID, un progetto ufficiale, nazionale e davvero strategico per lo sviluppo della sanità digitale, che porti innovazione in maniera regolata e coerente. Sia pur con il coinvestimento di aziende di diverso tipo, si spera dunque nell’organizzazione di un piano di revisione e razionalizzazione che sia concreto e funzionale e che accolga positivamente la digitalizzazione in questo ambito fondamentale per ciascun cittadino.