Negli ultimi decenni i sistemi di Welfare italiani sono costantemente cresciuti. Ora però siamo giunti ad un punto di rottura: le risorse economiche a disposizione sono limitate, il crollo delle nascite è evidente e l’invecchiamento della popolazione appare incontrollabile. Basti pensare che in Liguria il 30% dei cittadini ha oltre i 65 anni, mentre la media nazionale è di circa il 12%, un dato questo comunque tra i più alti a livello mondiale. In 25 anni si è osservato uno spostamento in avanti di 25 anni dell’età media dei cittadini italiani a causa di una maggiore aspettativa di vita ma soprattutto per la mancanza delle nuove generazioni che compensino questo avanzamento. Oltre a tutto ciò sta sorgendo un problema ormai riscontrato a livello mondiale, ossia l’aumento della cronicità delle patologie con indubbi ripercussioni sul sistema sanitario: facendo riferimento alla sola Lombardia si nota come il 70% della spesa derivi proprio dall’assistenza ai malati cronici. Percentuali simili sono registrate in altre Regioni e Nazioni.
La conseguenza è pertanto una sola: ripensare a nuovi modelli di business altrimenti il sistema è destinato a collassare.
“Il settore pubblico non è in grado di risolvere tutte le esigenze di una popolazione sempre più anziana e malata: è necessaria la collaborazione con le aziende pubbliche per riuscire ad arginare il problema – spiega Furio Gramatica, health technology asessment presso fondazione Don Carlo Gnocchi.– Cruciale sarà però il ruolo della tecnologia, vero e proprio abilitatore in grado di superare i limiti attuali e garantire una maggiore efficacia ed efficienza del sistema sanitario. Di grande valore sarà anche il mondo della startup: sulle circa 500 presenti in Italia, 300 sono realtà innovative in ambito Healtcare. In particolare, ci si attende un incremento delle Startup Innovative nel comparto Life Science grazie al proliferare di Bandi e Finanziamenti a sostegno del comparto socio- assistenziale e del Wellness”.
Cosa può fare la tecnologia?
La tecnologia aiuta infatti a tanti livelli, sia con le nuove macchine, ma anche con l’ICT che è in grado di ottimizzare i servizi grazie al Cloud, all’Internet of Things e ai Big Data. Queste sono infatti le tre colonne portanti dell’innovazione nel settore sanitario: la nuvola garantisce flessibilità, scalabilità e potenza computazionale a prezzi prima impensabili, l’IoT invece permette di fornire un quantitativo enorme di dati che saranno poi analizzati così da poter prendere decisioni più accurate.
E i risultati ottenuti dall’implementazione delle nuove tecnologie sono già ben visibili: ospedali italiani di eccellenza stampano in 3D organi e tessuti, la robotica sta affiancando le attività assistenziali (come nel caso Don Gnocchi senza compotare una riduzione del personale, ma per potenziale il loro operato), mentre cip IoT somministrano farmaci a lento rilascio o monitorano il paziente in maniera prolungata. È stato poi inventato un cerotto al grafene in grado di misurare la glicemina, o anche dei letti smart (rivolti ai malati di alzhaimer) che realizzano ologrammi dei parenti durante i momenti di veglia notturna per tranquillizzare i pazienti. Non mancano inoltre sistemi di telemisurazione e teleriabilitazione ad esempio, come nel caso quelli utilizzati dalla fondazione Don Gnocchi con la tecnologia kinect.
Se questi sono i benefici a livello nazionale, come si sta muovendo l’Europa?
Secondo una ricerca dell’Organizzazione Mondiale della Sanità il 70% dei Paesi Europei ha definito una strategia nazionale in ambito sanitario e il 53% di essi pone l’ ICT e l’innovazione al centro dei propri piani strategici. Numerosi gli ambiti di investimento: il 59% si sta apprestando alla realizzazione di un sistema nazionale integrato per il fascicolo sanitario elettronico, il 27% avvierà un piano nazionale per la telemedicina, il 49% lancerà programmi governativi per il mobile health, il 71% investirà in formazione digitale per il personale sanitario, mentre il 13% prevede una regolamentazione nazionale sull’utilizzo dei Big Data in ambito medico. Forse quest’ultima percentuale è ancora un po’ bassa considerando l’importanza dei Big Data: nel nostro Paese, proprio grazie all’analisi dei dati, si è trovato il modo per sconfiggere l’ebola nel mondo.
A che punto è l’Italia riguardo la digitalizzazione della Sanità?
Nel nostro Paese, già nel 2015 la spesa per il mercato digitale in Sanità è cresciuta dello 0,7% rispetto all’anno precedente. Per il 2016 le prospettive sono addirittura migliori: si stima un aumento degli investimenti dell’1,1%, per un totale giro d’affari di circa 1.442 milioni di euro. Un dato di crescita questo, in linea con le prospettive dell’interno mercato digitale italiano.
“La strada intrapresa è quella giusta” – spiega Annamaria Di Ruscio – Amministratore Delegato NetConsulting cube evidenziando i 4 pilastri nati dal patto per la sanità digitale. La foto sottostante spiega quali sono le iniziative intraprese e lo stato dell’arte sino ad oggi.