Si va verso il data center del futuro. Quello tradizionale è morto perchè così come è stato concepito non ha infatti più ragione di esistere. Questo perché, nella sua forma tradizionale, non è in grado di supportare la delivery dei servizi oggi richiesti. Il data center deve pertanto rinascere, trasformarsi e approcciare i dati e le informazioni la dove queste nascono, quindi all’edge computing. La vicinanza agli utenti finali e all’Internet of Things è diventato quindi un aspetto fondamentale, non più trascurabile. Non solo: l’avvento del cloud, dell’intelligenza artificiale e del machine learning stanno profondamente influenzando l’infrastruttura stessa del data center che necessita oggi di essere sempre più efficiente, sicuro e compliance alla normativa.
BENVENUTO DATA CENTER DEL FUTURO
Ma come dovrà essere il data center del futuro? Lo svela IDC che ha presentato un decalogo riguardante le prediction su come questo si evolverà:
- La necessità di rendere sicuro il crescente volume dei dati generati all’edge computing guiderà il 40% delle aziende a creare e gestire Data Vault in molteplici colocation facilities;
- Nel 2019, l’80% dei nuovi servizi digitali Enterprise sarà costituito da workload compositi che necessitano di interconnessioni sicure e affidabili con dati e analytics di terze parti o colocation;
- Entro 3 anni, il 70% delle azioende adotterà soluzioni dinamiche di SD-Network per garantire sicurezza e flessibilità nell’interazione tra cloud, data center e edge
- Da qui a 3 anni, il 60% delle aziende dovrà accedere a infrastrutture di power/cooling che operino a 3 volte degli standard odierni per gestire crescenti fluttuazioni e richieste dei sistemi;
- Il 50% degli asset IT all’interno del data center sarà funzionare autonomamente grazie a funzionalità integrate che sfrutteranno il machine learning e l’intelligenza artificiale. Questo entro il 2022;
- Entro il 2022, il 40% delle aziende raddoppierà la spesa in asset IT all’edge e in colocation rispetto a quella dei data center per fornire servizi digitale a “cose” e utenti.
- Entro il 2023, il 60% delle aziende utilizzerà modelli di consumo flessibili e a basso costo che sfrutteranno depositi di risorse IT forniti congiuntamente da hardware vendor e colocator;
- Il 25% delle aziende si sposterà dal consolidamento di grandi data center verso la modernizzazione di data center più piccoli ben localizzati per supportare le nuove applicazioni di calcolo data-intensive. Tutto questo entro il 2029;
- Dopo il 2020, la maggior parte delle organizzazioni investirà più verso l’implementazione di piattaforme cloud dedicate da cui lanciare servizi innovativi piuttosto che nell’ammodernamento del data center;
- Il 40% della spesa verso colocator entro il 2022 sarà per la gestione avanzata degli asset e l’ottimizzazione dei servizi, non più per servizi di facility e di connettività di base.
“Alla luce di queste predictions, è’ opportuno realizzare un’infrastruttura di nuova generazione che faccia leva sulla dispersione della capacità di calcolo del data center e sulla creazione di un hub Datavault nel quale i dati sono accorpati, puliti, taggati e spediti al centro di elaborazione principale – ha spiegato Sergio Patano, associate research director di IDC Italia. – In particolare, le aziende dovranno adottare soluzioni di software defined infrastructure ed iperconvergenti in modo da attivare un’infrastruttura cloud ready. Purtroppo però, il solo cloud privato non è sufficiente: bisogna abbracciare soluzioni multi-cloud. Da ciascuna nuvola si devono pescare i servizi ad hoc in base alle proprie esigenze di business. Solo in questo modo i data center del futuro saranno in grado di risolvere i problemi legati al time to market, alla flessibilità e all’agibilità”.