Gli operatori del Retail tradizionale iniziano a essere consapevoli della necessità di cambiare il loro modello di business e di “ibridare” la loro attività in-store e online, mentre, in controtendenza, gli operatori e-Retail “puri” sembrano invece voler espandersi nel mondo “fisico.”
La conferma arriva da un recente studio BDO, che evidenzia la svolta decisiva verso il digitale dei retailer negli USA nonché da parte degli investitori verso le imprese retail o di servizio per il retail più attive nel digitale.
Le startup del settore ecommerce traggono giovamento dall’appettito di retailer e investitori, in particolare quelle dedicate ai servizi che migliorano l’esperienza di utenza e di acquisto online.
M&A aziende Retail tradizionali: oltre 17 miliardi di dollari il valore complessivo delle operazioni nei soli USA lo scorso anno, +60% rispetto al 2015
I consumatori stanno incrementando in maniera significativa i loro acquisti online e le aziende retail tradizionali sono nel contempo sempre più consapevoli che una robusta presenza nel commercio elettronico è cruciale per la loro competitività. Questa tendenza è confermata dal recente studio di BDO, tra i principali network internazionali di revisione e consulenza aziendale: il BDO’s 2017 Retail Compass Survey of CFOs rivela, infatti, che il 68% dei Chief Financial Officer delle maggiori imprese USA nel Retail intendono dedicare nell’anno in corso più risorse, sia finanziarie sia professionali, ai loro canali e-commerce e in particolare ai canali “mobile”. Proprio per analizzare più in dettaglio il comparto del commercio elettronico, e fornire una visione prospettica dell’evoluzione delle risorse e delle dinamiche di investimento nel 2017, BDO ha stretto una partnership con Pitchbook, il più autorevole data software provider per operatori Venture Capital, Private Equity e M&A a livello globale.
Secondo l’approfondimento BDO-PitchBook, l’investimento in piattaforme online per il commercio elettronico è stato molto dinamico nel 2016, sia in ambito finanziario sia strategico: tra le maggiori imprese al dettaglio USA le fusioni e acquisizioni hanno interessato 105 operazioni per volumi superiori a $17 miliardi, il valore più alto registrato negli ultimi cinque anni. Gli investimenti di private equity (PE) nel settore sono cresciuti altrettanto vigorosamente, raggiungendo l’anno scorso $6,1 miliardi di buy-out completati, contro i 2,2 miliardi registrati nel 2015 e 300 milioni di dollari rilevati nel 2014.
Altrettanto interessante è l’elevata attività di M & A rilevata dall’analisi BDO-Pitchbook all’interno del mero segmento Internet Retail, con 155 operazioni portate a segno nel 2016 per un controvalore di oltre 13 miliardi di dollari registrando +22% di crescita dei volumi rispetto al 2015. Il ritmo sostenuto dell’attività di negoziazione dell’online retail dimostra il valore delle imprese puramente basate su Internet e sottolinea l’enfasi che i grandi retailer pongono sull’online per l’acquisizione di innovazione e talento oltre alle piattaforme di commercio elettronico. E’ ormai palese che il consumatore preferisca sempre più muoversi online e il modello di business al dettaglio si sta modificando di conseguenza. Nei prossimi anni, questa evoluzione del modello di business al dettaglio rappresenterà senza dubbio un ampio potenziale per gli investimenti PE.
I modelli tradizionali di retail devono necessariamente evolvere verso il digitale
La National Retail Federation statunitense prevede in crescita le vendite retail online per l’anno in corso con una quota compresa tra 8 e 12%, e un tasso di crescita tre volte più veloce che nel settore retail in generale. Le previsioni della NRF per gli store tradizionali fisici attestano invece la quota di crescita a circa il 3%, mostrando così quanto sia rilevante un’offerta multicanale osservando quanto l’ecommerce sia sempre più alla guida della crescita del settore Retail. La sfida è stata colta da WalMart, la più grande catena di megastore americana, che, con l’acquisizione della piattaforma di commercio online Jet.com per 3 miliardi di dollari l’anno scorso, ha lanciato la sfida ad Amazon sulle vendite online. Il colosso USA della grande distribuzione ha portato a termine una delle più grandi acquisizioni nell’e-commerce, in particolare per una startup che è partita ufficialmente nel 2015.
“Jet.com è stata acquisita l’estate scorsa con offerta ’premium’ di $3,3 miliardi rispetto alla sua effettiva valutazione di $1,35 miliardi, ma WalMart ha visto giusto, al punto che, alla fine dell’anno scorso, le vendite a livello globale nell’e-commerce sono incrementate a doppia cifra, con +15% rispetto il 2015, e quelle autoctone U.S.A. sono salite di ben il 36%” ha commentato Simone Del Bianco, managing partner di BDO Italia.
La tecnologia sta cambiando il terreno di gioco nel Retail sia online sia offline
Mentre è in atto una fase di convergenza al digitale si riscontra un forte consolidamento nel settore e le crescenti difficoltà nell’attrarre clienti presso i loro punti vendita fisici di brand storici USA del retail, come Macy’s o Nordstrom. I rivenditori tradizionali stanno facendo grandi investimenti in tecnologia, sia negli store fisici sia nell’e-commerce non solo per offrire un’esperienza multi-canale, ma anche per consentire al consumatore un approccio più olistico al brand. Macy’s e Target. per esempio, hanno stretto una partnership con la startup e-retail ThredUp, consentendo ai consumatori di donare abbigliamento usato alla piattaforma ThredUp in cambio di credito presso i propri store fisici. Alcuni retailer dell’abbigliamento, come Urban Outfitters, stanno collaborando con startup tecnologiche per utilizzare la tecnologia dei beacon in-store raccogliendo informazioni in tempo reale sulle preferenze di acquisto e sul flusso dei propri clienti. Allo stesso tempo, gli e-retailer puri si stanno espandendo in controtendenza nel mondo fisico. Nel 2017, la Unicorno Warby Parker – startup di eyewear design che prima di aprire il suo store nel cuore di SoHo, ha iniziato online il proprio business vendendo occhialeria originale e di qualità a prezzi estremamente competitivi rispetto alla media – prevede di portare a 70 i propri punti vendita nel mondo. Analogamente, Amazon è in procinto di aprire una varietà di punti vendita, dalle librerie alle drogherie a negozi di abbigliamento e accessori.
Simone Del Bianco, managing Partner di BDO Italia ha commentato: “E’ interessante notare come i grandi retailer USA, la cui presenza nei mercati europei è sempre più significativa, stiano valutando di portare l’esperienza in-store al livello successivo. Secondo le analisi BDO, 1 retailer su 2 prevede di investire nella riqualificazione e/o nel rimodellamento dei propri store. Allo stesso tempo, la maggioranza, il 70%, si sta concentrando sull’online, investendo più capitale nel commercio elettronico e nei canali mobile. Per aiutare questi canali a comunicare tra di loro e migliorare l’efficienza operativa, il 74% dei dettaglianti USA investirà nell’innovazione tecnologica dei sistemi IT. Anche in Europa e in particolare in Italia la ricerca di nuovi modelli di business, l’innovazione tecnologica e la spinta al digitale sono sfide che le imprese devono e dovranno necessariamente affrontare per raggiungere e/o mantenere una posizione competitiva di mercato e aspirare ad adeguati livelli di margine”.
In aggiunta, la domanda di tecnologia di ultima generazione da parte dei consumatori è in costante incremento e i retailer non ne possono restare immuni, in particolare per l’introduzione di innovazioni tecnologiche che rafforzino l’esperienza del consumatore in termini di comodità e di semplicità di utilizzo. Per questo motivo, per restare al passo, molti operatori retail stanno spostando il loro radar verso modelli di e-commerce basati su sottoscrizione/abbonamento o verso startup che implementino questo tipo di servizi per il settore, con l’obiettivo primario di rinvigorire la fedeltà verso il marchio e al contempo catturare nuovi mercati e/o nuove quote di mercato.
“Un esempio emblematico di questa tendenza è l’acquisizione da parte di Unilever della startup Dollar Shave Club per 1 milione di dollari che tramite questa operazione non solo ha reso la startup un Unicorno nell’estate dell’anno scorso, ma le ha anche permesso di acquisire un nuovo business model per un prodotto classico: si tratta infatti di un servizio di abbonamento sulle ricariche di rasoi da barba, ove Dollar Shave Club semplifica la spesa di molti uomini, non escludendo nel contempo nemmeno il pubblico femminile. Questa operazione ha dato il via a una nuova tendenza da parte del retail verso startup e imprese che operino con questo modello, in particolare da parte di brand di lunga presenza sul mercato, che ora mostrano un appetito per questo tipo di mega-deal” ha concluso Simone Del Bianco.