Com’è la situazione della sanità digitale in Italia? Rispondere alla domanda non è semplice, ma arrivano in aiuto i dati di una ricerca dell’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano. Le conclusioni che si possono trarre da questo studio si possono riassumere in una frase: la sanità digitale cresce, ma non spicca il volo. Infatti, gli investimenti sono ancora pochi e sotto la media dell’Unione Europa, mentre i servizi attivi e messi a disposizione dei cittadini italiani sono già operativi in poche regioni. Infatti, la sanità digitale è sicuramente una grossa opportunità per il nostro paese e la possibilità di prenotare e di effettuare pagamenti digitali, con carta di credito o carta di debito, per visite ed esami ha avvicinato sicuramente gli utenti al Servizio Sanitario Nazionale.
Sanità digitale in Italia: i dati dello studio
Come dicevamo, l’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità della School of Management del Politecnico di Milano, ha realizzato uno studio sulla situazione della sanità digitale in Italia, per misurare gli investimenti fatti e la tipologia e quantità dei servizi messi a disposizione, intervistando un campione rappresentativo di cittadini italiani. Le conclusioni dell’analisi sono molto interessanti e fotografano un’Italia ancora indietro rispetto all’Unione Europea e un grande bisogno di investimenti.
Infatti, gli investimenti nel 2014 vedevano un budget di 1,34 miliardi di euro, ovvero l’1,2% della spesa sanitaria pubblica (22€ per abitante). Quest’anno, la cifra è rimasta sugli stessi livelli: 1,37 miliardi di euro. Di questi, 930 milioni sono stati spesi dalle strutture sanitarie, 320 milioni dalle Regioni, 70 milioni dai medici di Medicina Generale e 18 milioni dal Ministero della Salute. Ciò significa che il budget a disposizione non è aumentato, nonostante molte politiche del Governo italiano siano tese a sviluppare le soluzioni tecnologiche per i cittadini.
Infatti, è assolutamente necessario per lo sviluppo della sanità digitale in Italia che gli utenti abbiano la possibilità e le capacità di utilizzare questi nuovi servizi. Lo studio del Politecnico di Milano ci mostra che solo il 24% delle persone intervistate prenota online visite ed esami (soprattutto tra i 35 e i 54 anni) e solo il 15% consulta i propri referti e documenti clinici utilizzando il web.
Buona la risposta, invece, da parte dei medici: sono il 72% le ricette telematiche e ben il 53% dei dottori di Medicina Generale usano Whatsapp per comunicare con i propri pazienti. Nel 2015 è stata dematerializzata quasi la metà (40%) dei referti, dei quali solo il 16% è stato consegnato online ai cittadini, e il 9% delle cartelle cliniche. In ogni caso, i dati mostrano un aumento significativo rispetto all’anno scorso dell’utilizzo dei servizi digitali sanitari.
Infatti, è raddoppiato il numero delle persone che hanno sentito parlare del Fascicolo Sanitario Elettronico: adesso sono il 32%. Solo il 5%, però, l’ha utilizzato, complice anche il fatto che è operativo solo in sei regioni: Lombardia, Emilia Romagna, Toscana, Valle d’Aosta, Sardegna e nella provincia autonoma di Trento. Nelle altre regioni si sta implementando, mentre in Campania, Calabria, Sicilia e nella provincia autonoma di Bolzano non è previsto nessun progetto, per ora.
Sanità digitale in Italia: le conclusioni dello studio
Come dicevamo, questo studio del Politecnico di Milano sottolinea una situazione che non raggiunge i livelli sperati, ma che rende comunque ottimisti. Infatti, è una buona notizia che sia stato confermato il budget dell’anno precedente, ma non c’è comunque un recupero verso i livelli di investimento degli altri paesi europei.
In ogni caso, i primi risultati e la strategia a lungo termine 2014-2020 mostra come la sanità digitale in Italia sia un argomento trattato seriamente e sul quale si sta scommettendo molto. Bisogna sperare in un aumento degli investimenti, però, se si vuole che la situazione evolva velocemente e in maniera omogenea.
Di conseguenza, bisognerebbe creare una strategia a più mani con a capo il Ministero e l’Agenzia per l’Italia Digitale, in modo che gli standard e le linee guida siano uguali per tutti e vengano tracciate delle scadenze temporali chiare. Inoltre, le politiche regionali devono essere coerenti tra loro e le aziende sanitarie devono presentare progetti coraggiosi che puntino alla rivoluzione e non alla stabilità.