Torna a Milano la mostra-evento ‘Real Bodies’, che già lo scorso anno aveva registrato uno straordinario successo di pubblico: un viaggio che parte dall’anatomia umana e si spinge fino alla biomeccanica – la grande novità di questa edizione – passando attraverso più di 50 corpi interi e 450 organi umani e animali.
La nuovissima sezione della Biomeccanica catalizzerà l’attenzione dei visitatori e permetterà di osservare e comprendere nel dettaglio come si muove il corpo umano e come quest’ultimo si integra alla tecnologia e alle più moderne scoperte della bioingegneria volte alla ricostruzione di quanto usurato dal movimento, dal tempo e dalle patologie.
Proprio in questa sezione troverà una collocazione speciale Argus II, l’impianto di protesi retinica che in Italia è attualmente utilizzato da più di 50 pazienti non vedenti a causa della Retinite Pigmentosa.
L’occhio bionico, così è anche definito Argus II, è una frontiera importante, prodotto di una bioingegneria concreta e reale, come sono concreti e reali gli straordinari corpi in mostra allo Spazio Ventura XV dal 6 ottobre prossimo.
Argus II è il frutto di una avanzatissima tecnologia e di oltre 20 anni di esperienza e di grandi risultati che consentono a chi ha perso la vista a causa di una degenerazione esterna della retina di acquisire una maggiore indipendenza attraverso un recupero parziale della funzione visiva.
Il contesto di Real Bodies, spettacolare e scientifico insieme, è l’ambito perfetto per comprendere nel dettaglio come funziona la protesi retinica, quanto una tecnologia così all’avanguardia possa integrarsi nel corpo umano e interagire con il cervello.
Il Sistema Argus II impiega infatti la stimolazione elettrica per bypassare le cellule morte e logorate dalla malattia e stimolare le rimanenti cellule retiniche vitali inducendo una percezione visiva nel paziente non vedente.
Il sistema converte le immagini catturate da una mini videocamera inserita all’interno degli occhiali indossati dal paziente in una serie di piccoli impulsi elettrici, che vengono trasmessi in modalità wireless ad una matrice di elettrodi impiantati sulla superficie della retina.
Tali impulsi hanno lo scopo di stimolare le cellule rimanenti della retina, con conseguente percezione di pattern luminosi.
Questi ultimi vengono inviati al cervello attraverso le normali vie neuronali e interpretati dal paziente come immagini, riguadagnando così una determinata funzione visiva.