Non è più un segreto che la carenza di materie prime e l’interruzione della fornitura da Ucraina e Russia, dai microchip fino ai memory chip, abbia portato diversi squilibri nelle catene di approvvigionamento delle grandi produzioni hi-tech e gli effetti delle sanzioni si ripercuotono sulla pianificazione e sulla gestione della capacità delle aziende.
Mentre l’Ucraina fornisce materie prime fondamentali per la produzione di chip, la Russia è un importante produttore di metalli come alluminio, nichel e rame. Qualsiasi interruzione nella fornitura di uno di questi metalli potrebbe causare un aumento dei prezzi e, di conseguenza, un impatto sui dispositivi a semiconduttore e dei sistemi elettronici.
Molte quindi le società attive in campo automotive e hi-tech che stanno rinviando la propria produzione di nuovi modelli al prossimo anno, proprio in attesa di prospettive migliori. E la creazione di nuove realtà per l’estrazione del silicio e altri metalli è molto lontana, poiché sarebbero previsti ingenti investimenti di denaro e di tempo.
E’ stimato che le vendite globali di telefoni cellulari scenderanno del 7,1% entro la fine dell’anno, una revisione al ribasso rispetto ad una precedente stima di crescita del 2,2%. A fare un’analisi la società Gartner che nell’ultimo rapporto cita l’inflazione, l’invasione russa dell’Ucraina e il blocco in Cina quali cause principali dell’inversione di tendenza.
Come sottolineato in una nota ufficiale da Salvatore Macrì, Growth Marketing Manager di CertiDeal, sito specializzato in device tech ricondizionati, condivide il suo pensiero circa questa crisi e presenta la prospettiva dell’azienda su come ovviare al problema: «I ricondizionati rappresentano una valida alternativa ai prodotti nuovi, perché già pronti all’uso e non necessitano di semiconduttori e di una nuova produzione di chip. Un ricondizionato offre, dunque, innumerevoli vantaggi e potrebbe rappresentare un via d’uscita da questa crisi: ovviamente non parliamo di una soluzione a lungo termine, ma l’investimento che l’utente andrebbe a fare nello smartphone ricondizionato, potrebbe senz’altro contribuire ad alleviare gli effetti della crisi e ridurre la pressione sulla produzione».
Come concluso da Macrì: «Quando si acquista un device di “seconda vita” oltre al risparmio economico, si incide anche sulla sfera della sostenibilità, senza per forza rinunciare ad una qualità garantita e certificata che nulla ha da invidiare a quella dei dispositivi nuovi. Inoltre, oggi più che mai, una scelta di questo tipo andrebbe ad impattare anche sul settore hi-tech in generale, contribuendo a non appesantirlo ulteriormente».