Le materie prime critiche sono sostanziali per lo sviluppo di alcune tecnologie chiave per la politica energetica e digitale e di conseguenza per attuare la transizione ecologica. Va in questa direzione la recente decisione della Commissione europea di aggiornare la lista di queste materie portandole da 20 a 34. Contestualmente la Commissione ha pubblicato il “Critical Raw Materials Act”, fondato sulla diversificazione degli approvvigionamenti e sulla promozione della circolarità con l’obiettivo di rinforzare la propria autonomia strategica da paesi terzi. Uno degli scopi del piano prevede che entro il 2030 il 15% del fabbisogno annuo di ciascuna materia prima debba essere soddisfatta dal riciclo. Un contributo essenziale in questo senso lo offrono i prodotti tecnologici dismessi, i cosiddetti RAEE, dal cui recupero si possono ottenere una varietà significativa di materie prime critiche. Gli impianti di trattamento dei RAEE in Italia fanno la loro parte purtroppo, il nostro Paese fa fatica a raccogliere questa tipologia di rifiuti, e di conseguenza a recuperare maggiori quantitativi di materie necessarie per la transizione ecologica. Alla base vi sono diversi fenomeni: i comportamenti non corretti di conferimento dei rifiuti tecnologici da parte dei cittadini , la dispersione dei RAEE al di fuori dei canali ufficiali e la mancanza di controlli adeguati a contrastare tali fenomeni.
La conseguenza è che l’Italia è in ritardo sugli obiettivi di raccolta previsti a livello europeo. Lo conferma il Rapporto gestione RAEE 2022, disponibile da oggi sul sito cdcraee.it nella sezione dedicata Rapporti Impianti, dal quale emerge che il tasso di raccolta dei rifiuti tecnologici lo scorso anno si attesta al 34,01%, molto lontano dal target europeo del 65%.
Questo valore deriva dalle dichiarazioni annuali fatte dagli impianti di trattamento iscritti all’elenco obbligatorio gestito dal Centro di Coordinamento RAEE. Le aziende che gestiscono i RAEE hanno infatti l’obbligo (art. 34 D. lgs 49/2014) di comunicare al consorzio, entro il 30 aprile di ogni anno, i volumi di rifiuti elettronici gestiti nel corso dell’anno precedente.
Sulla base dei dati ricevuti, il Centro di Coordinamento può monitora l’andamento dell’Italia rispetto agli obiettivi di raccolta imposti dalla Direttiva europea sui RAEE 2012/19/UE.
Dal rapporto emerge che gli impianti hanno avviato a recupero 535.180 tonnellate di rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), il 4,9% in più rispetto ai quantitativi dichiarati nel 2021.
Il 70,4% dei volumi trattati, pari a 376.882 tonnellate, sono di provenienza domestica, mentre il restante 29,6%, corrispondenti a 158.298 tonnellate è riferibile ai RAEE di origine differente dai rifiuti tecnologici provenienti dai nuclei domestici (i cosiddetti RAEE professionali). Rispetto all’anno precedente, rifiuti tecnologici domestici e professionali hanno evidenziato andamenti opposti nella raccolta: i primi sono calati del 3,9%, al contrario i secondi hanno evidenziato un incremento significativo a doppia cifra (+34,1%).
Focus sui RAEE provenienti da nuclei domestici
Le dichiarazioni degli impianti sui RAEE di origine domestica confermano, riducendolo in parte, l’andamento negativo emerso per la prima volta in otto anni della raccolta rendicontata dai Sistemi Collettivi al CdC RAEE e già illustrata nel Rapporto Annuale 2022.
Una quantità molto elevata di rifiuti tecnologici trattati, corrispondente al 96% del totale, è stata raccolta all’interno del sistema guidato dal CdC RAEE, ma al di fuori di questo sistema poco o nulla è rendicontato e quindi gestito in maniera corretta.
A livello di singoli raggruppamenti, l’incidenza più elevata (31,6%) è data da quello di altri grandi bianchi (R2) per un totale di 119.061 tonnellate.
Segue quello di apparecchiature per lo scambio di temperatura dei fluidi (R1) con 102.749 tonnellate, corrispondente al 27,3% dei volumi complessivi.
Il terzo raggruppamento che impatta maggiormente sulla raccolta è quello di IT e consumer electronics, apparecchi di illuminazione, ped e altro (R4), la cui incidenza è pari al 21,1% per un totale di 79.573 tonnellate. In linea con questi valori è anche Tv e monitor (R3) che raccoglie 72.541 tonnellate (19,2%). Modesto (0,8%) infine il peso delle sorgenti luminose (R5) per un totale di 2.958 tonnellate trattate.
Andamento delle dichiarazioni
Sul fronte della rete di impianti di trattamento RAEE, sono 1.045 le aziende che hanno effettuato le dichiarazioni dei volumi di rifiuti tecnologici gestiti nel corso del 2022. Si tratta di una numerica leggermente inferiore a quella del 2021. Il dato comprende sia gli impianti che si occupano del trattamento per il recupero delle materie prime sia quelli che svolgono semplice attività di stoccaggio dei rifiuti in attesa dell’invio a un impianto di trattamento.
A livello geografico, le strutture sono presenti in tutta Italia seppure con una concentrazione differente a seconda delle macroaree: 718 si trovano al Nord, 163 al Centro, 164 al Sud.
Sul totale impianti dichiaranti e attivi nel trattamento, 48, dato in crescita rispetto lo scorso anno, risultano anche accreditati al Centro di Coordinamento RAEE: hanno cioè dimostrato – grazie al superamento di un audit condotto da enti terzi qualificati dallo stesso CdC RAEE – di essere in grado di rispettare dei requisiti di adeguato trattamento ulteriori rispetto ai vincoli già previsti dalla normativa.
Questa qualifica è necessaria per poter ricevere e trattare i rifiuti elettronici domestici gestiti dai Sistemi Collettivi, i consorzi senza fine di lucro a cui aderiscono i produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) con il compito di raccogliere, ritirare e gestire i rifiuti elettronici domestici in tutta Italia.
Questi requisiti ulteriori di adeguato trattamento sono l’esito dell’Accordo previsto dal D.lgs 49/2014, siglato dal Centro di Coordinamento RAEE con le associazioni rappresentanti le aziende di trattamento (ASSORAEE, Assofermet e Assorecuperi).
Va precisato che uno stesso impianto può ottenere la certificazione per più linee di trattamento; entrando nel dettaglio delle singole linee emerge che lo scorso anno sono state certificate 32 linee per il trattamento di R2, 30 per R4, 18 per R3, 14 per R1 e 8 per R5.
Tasso di raccolta e obiettivi europei
Come già evidenziato, le dichiarazioni fornite dagli impianti di trattamento al Centro di Coordinamento consentono di monitorare l’andamento dell’Italia rispetto ai target di raccolta fissati dall’Unione Europea.
Nonostante un incremento dei volumi di RAEE trattati di quasi cinque punti percentuali rispetto al 2021, lo scorso anno il tasso di raccolta è sceso al 34,01%, proseguendo il trend di decrescita registrato dal 2019 e distante oltre 30 punti percentuali dal target del 65% fissato dall’Unione europea.
Le ragioni di questo risultato apparentemente contraddittorio dipendono dal fatto che il tasso di avvio al trattamento dei rifiuti tecnologici è calcolato sul rapporto tra i RAEE raccolti nell’anno di riferimento e la media delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) immesse sul mercato nel triennio precedente. Nel triennio 2019-2021 l’immesso medio è stato di 1.573.557 tonnellate di AEE, superiore del 6,5% rispetto al pari periodo precedente.
A impattare sulla crescita dell’immesso di AEE il medesimo fenomeno che aveva determinato un incremento, seppure molto maggiore, nel triennio precedente: l’ambito di applicazione aperto, il cosiddetto Open Scope, entrato in vigore nell’agosto 2018, che ha esteso gli obblighi dei produttori a tutte le AEE eccetto quelle esplicitamente escluse dalla Direttiva stessa.
Se l’aumento dell’immesso è stato immediato, l’abitudine a considerare i rifiuti derivanti dalle nuove AEE come RAEE, e quindi la loro completa e corretta rendicontazione, continua a rappresentare un processo non ancora completamente metabolizzato.
“Ancora una volta i quantitativi complessivi di RAEE avviati a trattamento in Italia sono cresciuti. Al tempo stesso gli impianti hanno proseguito nel loro percorso di ammodernamento e di investimenti in sviluppo tecnologico” commenta Fabrizio Longoni, direttore generale del Centro di Coordinamento RAEE. “La filiera ha confermato un’eccellente capacità operativa. A questo costante lavoro qualitativo effettuato da tutti i soggetti fa purtroppo da contraltare un tasso di avvio al trattamento dei rifiuti tecnologici in altalenante che allontana ulteriormente l’Italia dal target che la Comunità Europea ha assegnato agli stati membri.
L’impatto negativo sui risultati è da imputare ancora una volta alla carenza della raccolta oltre che a una scorretta gestione di questi rifiuti, che potrà essere contrastata dalla
effettuazione di controlli da parte degli organi preposti indirizzati a combattere la gestione illegale dei RAEE. Un contributo reale lo fornirà senza alcun dubbio il recente decreto sui raggruppamenti del 20 febbraio 2023 perché consentirà finalmente ai gestori della raccolta e ai distributori di comunicare a cittadini e consumatori dove collocare in maniera corretta tutte le tipologie di rifiuti elettronici.
Solo con un incremento sostanziale degli attuali volumi di raccolta sarà possibile originare le economie di scala necessarie a rendere economicamente sostenibili gli investimenti in nuove dotazioni impiantistiche richieste dall’Unione Europea per ridurre la dipendenza da Paesi terzi in fatto di materie prime critiche” conclude Longoni.
“Delle oltre 535.000 tonnellate di rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE) trattati in impianti italiani nel 2022,” si legge in una nota del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica “il 70% è rappresentato da RAEE domestici, in leggera flessione rispetto all’anno precedente, mentre il restante 30 % è costituito da RAEE professionali che hanno fatto registrare un incremento significativo della raccolta. Il trattamento dei RAEE domestici avviene in impianti che hanno subito un processo di specifica qualificazione e questa è un’eccellenza del nostro Paese riconosciuta a livello europeo e frutto dell’impegno sinergico delle associazioni di aziende di trattamento e del Centro di Coordinamento RAEE. L’accordo di programma sottoscritto da questi attori definisce requisiti stringenti per gli impianti e obbliga i Sistemi Collettivi dei produttori di apparecchiature elettriche ed elettroniche (AEE) a consegnare i RAEE solo ad aziende certificate. Il Governo ha destinato fondi per favorire gli investimenti necessari ad assicurare il continuo sviluppo e ammodernamento tecnologico della rete impiantistica, ma affinché tali risorse siano davvero efficaci è necessario incrementare i volumi di rifiuti elettronici in ingresso negli impianti. Il D.M. n.40 del 20 febbraio 2023, che aggiorna i raggruppamenti dei RAEE, va proprio in questa direzione perché consente agli operatori, ma anche ai cittadini, di raccogliere e collocare in maniera corretta tutte le tipologie di RAEE. Ma non basta: per incrementare la raccolta di RAEE e raggiungere i target previsti è necessario potenziare le azioni di comunicazione nei confronti dei cittadini e promuovere, al tempo stesso, una più incisiva azione da parte degli organi di controllo per contrastare la gestione illegale dei RAEE”.