Checkpoint Systems, fornitore di tecnologie all’avanguardia e mezzo secolo di expertise nel settore retail, si conferma a supporto delle aziende di questo settore per le quali mette a disposizione le proprie soluzioni basate sull’RFID.
Questa tecnologia potrebbe infatti essere uno dei principali fattori abilitanti la trasformazione del comparto, della mentalità, della cultura e del concetto stesso di omnicanalità: l’adozione della tecnologia RFID consente di avere inventari accurati, controlli dello stock a zero margine d’errore e quindi la possibilità di offrire ai clienti un servizio di altissimo livello.
Inoltre, questa tecnologia negli anni ha visto abbattersi notevolmente i costi, divenendo sempre più alla portata di qualsiasi dimensione di business, dimostrando ampiamente il proprio valore aggiunto, coinvolgendo tutti i livelli della filiera, dalla logistica, al marketing, alle vendite (con un evidente ROI finale).
Peraltro scegliere un progetto RFID per un’azienda non significa unicamente installare un’infrastruttura hardware, bensì adottare un sistema software all’avanguardia, sul cui sviluppo e potenziamento continuo il reparto R&D di Checkpoint rivolge i maggiori sforzi ed investimenti, credendo fortemente nel valore di questa tecnologia. L’obiettivo dell’azienda è infatti quello di accompagnare i retailer a tutti i livelli dell’adozione, per contribuire al loro successo nella “prossima normalità” del Post-Covid.
In negozio niente sarà mai più come prima
Proprio la crisi portata dalla pandemia ha per sempre cambiato, in modo travolgente, esigenze e priorità per il mondo del business e, in generale, la mentalità stessa delle persone.
Per quanto riguarda il settore retail, i negozi non possono semplicemente riprendere da dove erano stati interrotti. La pandemia e la lunga quarantena hanno, infatti, cambiato il comportamento del consumatore, forse in modo permanente, e i protagonisti del settore devono tutt’ora tenerne conto per rimanere competitivi e prosperi nel new normal.
Il concetto di negozio fisico si è trasformato
Da unico punto di contatto con i consumatori, il negozio fisico è diventato parte di un sistema omnicanale. Se prima della pandemia il punto vendita rappresentava un riferimento ancora importante per gli acquisiti, durante il lockdown il canale e-commerce è divenuto il principale mezzo di acquisto ed ha continuato ad esserlo, visto che retailer di tutto il mondo hanno incentrato su di esso le proprie strategie per conservare la fiducia dei consumatori.
Nuovi criteri di scelta dei canali d’acquisto
Il punto vendita non è più, solo, un luogo dove comprare o prelevare un prodotto, ma sempre di più uno spazio dove il consumatore si aspetta di vivere un’esperienza di valore e in sicurezza. Per questa ragione il retailer deve ripensare e riprogettare lo store fisico in modo che sia parte di un’intera catena di canali interconnessi tra loro: il calo della fiducia da parte dei consumatori causata dalla pandemia ha determinato una riduzione complessiva della spesa discrezionale e, dal punto di vista comportamentale, il cambiamento diverrà potenzialmente più duraturo per quanto concerne l’adozione accelerata del commercio elettronico.
Il canale di acquisto online, che segnava già un incremento pre-pandemia, con il periodo della quarantena ha registrato picchi notevoli, anche in categorie prima non interessate: nel periodo di lockdown i consumatori hanno scoperto (ciò vale ad esempio per gli anziani e i non tecnologici) e apprezzato per la prima volta comodità ed efficacia negli acquisti online e l’e-commerce ha continuato poi a crescere in modo evidente.
Alcuni comparti, come l’apparel, hanno subito quasi 12 settimane di battuta d’arresto, con un impatto molto significativo a livello di costi di gestione e struttura e in assenza totale del fatturato normalmente generato dal canale fisico.
Tre elementi su cui il retail deve investire
È chiaro che la chiave risiede nell’omnicanalità, e nella capacità che i retailer dimostreranno di avere nel mettere in campo strategie accurate di integrazione omnicanale in negozio. In questa nuova fase è necessario trasformare il concetto stesso di offerta di esperienze uniche ai clienti, in quello di un’esperienza superiore di scoperta del prodotto e di fruizione di servizi multi-canale sofisticati, quali BOPIS (acquisto online con ritiro in negozio), self-checkout e mobile checkout, ad esempio. Ciò ha ripercussioni importanti anche sulla necessità di investire sulla formazione di uno staff omnichannel, flessibile e, in molti casi “tecnologico”, e in un’infrastruttura IT stabile e performante, che permetta davvero al retail di gestire flussi continui di utenti (clienti, ma anche addetti di negozio a supporto degli acquisti multicanale) sugli store digitali.