Con il rilascio di DSM 7.0 Synology inaugura un nuovo modo di intendere l’archiviazione, legata ad un paradigma di intelligenza, ma soprattutto ad un’ottica di servizio, con una forte componente legata alla sicurezza. Annunciata nel 2019 la nuova versione del sistema operativo di Synology è molto di più che una major release, quasi un nuovo prodotto che ha richiesto anni di sviluppo per arrivare alla sua maturità intercettando le richieste del mercato e sposando un’ottica ibrida che coniuga i benefici dell’on-premise a quelli del cloud. Francesco Zorzi, Technical Manager di Synology, ci ha spiegato come è nato DSM 7.0, con quali obiettivi, secondo che logica e che vantaggi porta alle aziende, soprattutto a quelle medie e piccole che costituiscono la base del tessuto imprenditoriale italiano.
“DMS 7.0 rappresenta un vero e proprio cambio di paradigma, molto più di una major release, dove sono state introdotte una serie infinita di nuove funzionalità ma soprattutto un modo nuovo e rivoluzionato di gestire il sistema operativo – esordisce Zorzi -. Il software dei NAS Synology è andato infatti incontro a un’evoluzione molto forte nell’ottica del servizio, diventando molto di più di un semplice sistema di archiviazione, raccogliendo l’esigenza del mercato che aveva sempre più bisogno di uno storage intelligente.
DSM 7.0 si configura come un ecosistema vero e proprio che mette al centro anche l’aspetto della sicurezza, diventata oggi una componente sempre più fondamentale. La novità importante di DSM 7.0 è l’introduzione di sistemi di autenticazione estremamente avanzati e della strong authentication integrata che trasformano il NAS nell’ottica dell’application storage. Questo lungo periodo di gestazione è servito per fare un cambio di passo importante e dare alle pmi una protezione e una serie di servizi di cui hanno effettivamente bisogno. Ci è voluto del tempo per creare la nuova piattaforma e una nuova infrastruttura completamente stravolta sia a livello applicativo che di sicurezza sia per tutta la parte di gestione dei servizi, abbandonando il concetto di NAS come singola unità passiva e trasformandolo in un oggetto che ha un ruolo centrale nell’ecosistema dell’infrastruttura aziendale: un attore che ha le capacità non solo di mera archiviazione ma di organizzazione, di protezione dei dati, di gestione dell’accesso e di condivisione dei dati e di tanti altri fattori come l’autenticazione distribuita di sistemi di protezione di analisi di grandi infrastrutture che di fatto di sé e per sé non erano un appannaggio dell’ambito NAS”.
Una visione senza dubbio innovativa e che contraddistingue Synology in tutto il mondo…
“Sì, questa è una visione esclusiva di Synology che risponde alle esigenze contingenti e anche di paesi come l’Italia dove sono presenti grandi player che propongono soluzioni iperstrutturate ma che non permettono di agire a cavallo di ambienti. Il nuovo DSM 7.0 ha una visione software oriented: non vendiamo ferro, che è comunque di qualità ed è il veicolo che rende disponibili tutti i servizi che mettiamo a disposizione, tanto è vero che rendiamo disponibili funzionalità avanzate anche su macchine piccole a 1 o 2 bay perché il cuore della nostra visione è quello di utilizzare il prodotto come servizio dimensionandolo a seconda delle esigenze del cliente”.
Quali sono le implicazioni per la piccola e media impresa?
“Synology sta lavorando per abituare le pmi a sviluppare su un prodotto che fino a ieri era considerato solo un disco di rete e questo significa abilitare la protezione dei dati e usare un metodo di protezione intrinseca dei dati stessi tramite sistemi di archiviazione intelligenti che ad esempio sono in grado di capire se c’è un attacco in corso tutelando l’infrastruttura ed evitandone la compromissione. Il NAS agisce con azione proattiva grazie allo studio del comportamento dell’utente e dell’abitudine, consentendo di individuare le anomalie che potrebbero creare seri problemi dal punto di vista della sicurezza. Il nostro obiettivo era quello di creare un servizio a misura di pmi per venire incontro anche ai problemi di diversificazione che interessano un Paese come l’Italia, che comunque resta uno dei mercati più promettenti in termini di crescita”.
Cosa vuol dire che il nuovo DSM 7.0 è una soluzione ibrida?
“Il nuovo DSM 7.0 rappresenta un ibrido perché è l’integrazione tra una soluzione cloud e una on-premise. L’obiettivo di Synology non è mai stato quello di abbandonare l’on-premise perché crediamo che non per forza c’è la necessità di demandare ogni cosa. Il problema delle soluzioni in cloud mainstream è che sono estremamente limitate e devono essere conformate per essere replicabili e trovare un punto comune che soddisfi i requisiti di tutti e far sì che questi requisiti siano stabili, compatibili e convenienti.
L’Italia ha lavorato molto nell’evoluzione della banda larga ma c’è ancora molta strada da fare e sono convinto che veicolare la totalità dei servizi al cloud possa essere pericoloso. Se poi penso ad esempio all’architetto, al designer, al progettista o al programmatore che devono lavorare con sistemi ‘pesanti’ come il CAD mi rendo conto che non esiste un’adeguata connettività dati dal punto di vista qualitativo. Così Synology ha avuto l’idea di creare questo sistema ibrido che mantiene i vantaggi dell’on-premise in termini di performance ma che contemporaneamente regala le garanzie tipiche delle soluzioni cloud”.
Cosa significa tutto questo?
“Che il nuovo DSM 7.0 è da intendersi come un archivio intelligente che permette di avere soluzioni forti a livello di struttura e di velocità nell’accessibilità del dato che è fisicamente presente on-premise, mentre tutto quello che fa parte delle abitudini di utilizzo e dei processi attuali è sincronizzato sul cloud, e qui entra in gioco anche il ruolo forte di C2, che integra tutta la parte di servizi. Quindi, in definitiva proponiamo una soluzione di accesso ibrido dove diamo a progettisti e persone che lavorano con dati che pesano una soluzione locale dimensionata per i loro livelli di utilizzo, il tutto sincronizzato con un sistema in cloud che va a gestire e riequilibrare la condivisione dei dati.
DSM 7.0, sviluppato già in origine sulla base di queste premesse, è anche una soluzione tecnologica che cambia il modo in cui si accede al dato e si condivide il dato mettendo a disposizione una serie di tool per la condivisione dei file. Questo ibrido permette di avere l’affidabilità e la disponibilità dei dati, oltre che le personalizzazioni, che sono possibili solo con l’on-premise e le potenzialità di una soluzione replicata in cloud dove il cloud non è un contenitore, ma un canale addizionale”.
Abbiamo prima accennato al lungo lavoro portato avanti dai vostri tecnici per lo sviluppo di tutta una serie di nuove funzionalità. Quali sono le più importanti?
“Il primo ambito che voglio sottolineare è quello dell’applicazione del deep learning, quindi l’apprendimento automatizzato che permette di comprendere qual è l’effettiva esigenza dell’utente facendo sì che il NAS impari e si adatti a questa esigenza nel momento giusto.
Il secondo aspetto principale è quello legato all’autenticazione di sicurezza quindi di come ci si autentica nei confronti del NAS e nei confronti di tutti i servizi correlati al NAS grazie a un sistema centralizzato di gestione delle password, delle credenziali e delle autenticazioni che trasformano il NAS in un vero e proprio baluardo per le autenticazioni legate all’archiviazione ma anche per una gestione delle password più trasversale.
Il terzo punto fondamentale è l’integrazione di un sistema di monitoraggio dell’utilizzo, dei report, dei registri di sistemi e applicativi che aiuta la macchina ad adattarsi riservando performance per un determinato task piuttosto che per un altro, supportando chi lo va a gestire con un’ottimizzazione che si coniuga con la protezione del proprio sistema per capire se c’è qualcosa che non sta funzionando correttamente. Il tutto permettendo anche di comprendere come ottimizzare i servizi meno utilizzati suggerendo anche come si possa migliorare”.
Abbiamo visto come machine learning e deep learning interessano tutte le applicazioni e rappresentano proprio il cuore pulsante di DSM 7.0…
“Assolutamente sì: DSM 7.0 è il cuore delle integrazioni di machine learning e deep learning che Synology ha portato avanti in tutti questi anni. Oggi la parte predittiva è molto importante e questi elementi regalano una marcia in più anche dal punto di vista dell’usabilità e della semplicità di utilizzo”.
Come si inserisce il nuovo DSM 7.0 all’interno della strategia a lungo termine di Synology?
“La nostra strategia si basa sull’intento di fornire talmente tante funzionalità al mercato per far sì che il nostro prodotto diventi un vero e proprio alleato per le aziende che devono volere i nostri prodotti proprio perché sono i nostri prodotti dal momento che gli consentono di integrare e modificare la propria infrastruttura costruendo più di una semplice archiviazione dei dati, con la sicurezza in primo piano.
In termini di prezzo Synology ha scelto di non rivoluzionare i costi nell’immediato ma solo sul medio e lungo termine: una decisione che dimostra la volontà di fare creare al cliente un ecosistema vero e proprio basato su Synology”.
Dal punto di vista del canale invece?
“Qui la strategia è quella di continuare con una formazione molto importante per far capire i servizi che ci sono: una formazione ora online ma che speriamo presto possa tornare in presenza consentendo la creazione di gruppi sinergici che con attività di brainstorming mettono a fattore comune il reciproco know how e le reciproche competenze. L’obiettivo è quello di creare vere e proprie reti di imprese dove soggetti diversi si scambiano le reciproche abilità. Durante questi incontri la concretezza è in primo piano perché Synology risponde in real time alle richieste degli integratori che presentano dei problemi: non è il prodotto a vincere, ma il ragionare insieme”.