La quantità di radiazioni del cellulare è una delle cose che non si prendono in considerazione nella scelta di uno smartphone. Altri sono i numerosi fattori che intervengono: il prezzo, l’estetica, se conviene di più uno smartphone brandizzato o uno privo di brand, ecc…
Spieghiamoci meglio: quante è volte vi è capitato di sentirvi “confusi” dopo una lunga telefonata al cellulare o di controllare il dispositivo perché lo sentivate surriscaldato in tasca? Molte.
Queste situazioni avvengono perché gli smartphone comunicano tra loro tramite radiofrequenze, ossia radiazioni elettromagnetiche che attraversano la materia, sia organica che inorganica, quelle che volgarmente vengono chiamate radiazioni del cellulare.
Cos’è il SAR e come viene influenzato dalle radiazioni del cellulare?
Il corpo umano possiede un tasso di assorbimento specifico, detto SAR (Specific Absorption Rate), che non deve essere superato, pena l’insorgenza di malattie tumorali: questo tasso è espresso in Watt su Kilogrammo (W/Kg), quindi, per misurare la pericolosità delle radiazioni del cellulare dobbiamo considerare energia prodotta e la nostra massa corporea.
Le case produttrici di cellulari devono rispettare le norme della Tabella SAR che, tuttavia, varia da continente a continente.
In Europa il CENELEC, il Comitato Europeo di Normazione Elettronica, ha decretato che il valore massimo consentito è di 2 W/Kg ogni 10 grammi di tessuto organico; a tale normativa si attengono anche Corea del Sud, produttrice di Samsung, e Giappone, produttrice di Sony. Negli Stati Uniti, invece, l’FCC, ovvero la Commissione Federale per le Comunicazioni, ha decretato parametri più rigidi:1.6 W/Kg ogni singolo grammo di tessuto. Per non spaventarsi bisogna sapere che sia nel contesto europeo sia in quello nordamericano il valore massimo stabilito è ben lontano da quello nocivo per gli esseri umani, misurato in 10 W/Kg ogni 10 grammi.
Il pericolo delle radiazioni del cellulare è reale?
Nonostante tutto, l’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), in un comunicato del 2011, ha affermato che l’esposizione a determinati campi elettromagnetici adoperati dai cellulari, specialmente quelli rientranti nel gruppo 2B con frequenza da 30 a 300 MHz, può esere potenzialmente dannosa in un periodo di circa 10 anni.
Nel 2014 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha smentito i risultati della ricerca condotta dall’IARC: non essendo stata individuata una specifica dose letale espressa in MHz, non è possibile prevedere effetti biologici sugli esseri umani. L’unico effetto dimostrato è il surriscaldamento degli apparecchi telefonici dovuto alle radiazioni non ionizzanti, cioè quelle elettromagnetiche: non superando i 10 W/Kg ogni 10 grammi di pelle, non sarebbero, però, dannose.
Concludendo, come norma di massima precauzionale, è consigliato ridurre al minimo l’esposizione alle radiazioni.