Essere parte del cambiamento per evitare di esserne vittima. E’ questo il monito che lancia Maurizio Cuzari, presidente e amministratore delegato di Sirmi, in occasione della conferenza di apertura dell’edizione 2015 di Ict Trade, l’evento di riferimento per il mondo della distribuzione giunto alla sua quattordicesima edizione.
Si parte con una panoramica sul mercato Ict, che si attesta più o meno sui numeri degli anni precedenti, con una piccola descrescita che oscilla tra l’1 ed il 2%. E’ importante però sottolineare che a fronte di aree che subiscono maggiormente la crisi, come la vendita di hardware e software (soprattutto per il passaggio dall’on-premise alla nuvola), altre esplodono facendo registrare tassi di incremento abbastanza impressionanti: è il caso del Cloud, che negli ultimi anni è cresciuto del 20% ed è destinato a proseguire in questa direzione almeno fino al 2018.
Il trend è quello di risparmiare su ERP e gestionali per investire invece molto in aree più innovative come quelle della mobility, dei social e della Unified Communication and Collaboration.
Il messaggio che emerge da questi dati è quindi chiaro: a perdere sul mercato sarà chi resta orientato su posizioni tradizionali.
Ed è proprio qui che entra in gioco il tema portante della manifestazione: quello della Digital Disruption.
Cuzari sottolinea più volte come sia necessario imparare a fare cose nuove e stravolgere il modo di operare che per anni si è portato avanti in maniera tradizionale.
Cosa significa questo per i clienti? “Le alternative – spiega Cuzari – sono tre: diventare dei disruptor, innovare in modo da riprendere il ruolo di trend setter o aspettare che qualcosa cambi”.
Ovviamente la prospettiva vincente è quella propositiva, di chi non attende passivamente lo svolgersi degli eventi ma scende in campo per innovare e distruggere e cambiare lo stato esistente delle cose.
Un dato importante è che i clienti finali italiani spendono il 40% in meno di quelli europei. “Non potrebbe essere colpa anche dell’offerta?” chiede provocatoriamente Cuzari. L’unica alternativa, a questo punto, è quella di adeguare il sistema It abilitando la Digital Disruption e sostenendo l’innovazione delle aziende clienti, perché “se continui a fare quello che sai fare resti quello che sei”.
E’ perciò fondamentale che l’azienda di Ict non si limiti a gestire l’evoluzione del tradizionale, ma che metta in condizione la società che vuole diventare disruptive di esserlo veramente. Il focus quindi va nella direzione dell’acquisizione di sempre maggiori competenze in aree diverse da quelle tipiche: per sopravvivere e guidare la trasformazione da protagonisti.