[section_title title=Cartella clinica elettronica: più privacy, sicurezza ed efficienza – Parte 1]
Molto presto ogni cittadino italiano avrà la sua Cartella Clinica Elettronica (CCE), che sarà una vera e propria”carta di identità digitale sanitaria”. Le cartelle cliniche elettroniche possono contenere infatti dati demografici, storia medicale, cure e allergie, stato immunitario, risultati di test di laboratorio, immagini radiologiche, segnali vitali, statistiche personali come età e peso e informazioni di fatturazione.
La gestione elettronica di una cartella clinica e la Cartella Clinica Elettronica
Ultimamente si sta parlando molto della implementazione della Cartella Clinica Elettronica e delle sue implicazioni sulle aziende sanitarie in termini funzionali, organizzative, di processo ed economiche, compresa anche la maggiore sicurezza nella conservazione dei dati. Non bisogna però confondere la gestione elettronica di una cartella clinica con una cartella clinica elettronica a tutti gli effetti perché le due cose sono profondamente differenti, soprattutto in termini di processi. La gestione elettronica di una cartella clinica altro non è che una semplice gestione informatizzata della cartella clinica, che consiste nella produzione e redazione dei documenti che la costituiscono, con l’ausilio di strumentazioni elettroniche, che termina però con la stampa di questi documenti, con l’apposizione di firme autografe e con la conservazione a vita in un archivio cartaceo che per sua natura tende chiaramente prima o poi a saturarsi. Altro non è quindi che una Cartella Clinica Cartacea creata con elaboratori elettronici, detta anche cartella clinica informatizzata.
Una cartella clinica elettronica a tutti gli effetti, invece dematerializza il processo che produce questa documentazione gestendo le informazioni in maniera nativamente digitale. Non ci saranno più firme autografe ma firme digitali e firme elettroniche avanzate.
Non ci sarà finalmente più un archivio cartaceo ma un archivio digitale conservato a norma. Le informazioni sanitarie sono sensibili e vanno quindi trattate con la massima cautela e sicurezza. Ne discende, ovviamente, che la dematerializzazione del processo o meglio dei processi e dei sotto-processi che stanno alla base della produzione delle informazioni contenute nella cartella clinica deve assicurare, in tutti i suoi passaggi, la massima robustezza e sicurezza.
Il processo si conclude poi con il versamento di questi documenti (informatici) al sistema di conservazione che ne assicura validità ed immodificabilità nel tempo.
Gli archivi: cartaceo o digitale?
C’è una profonda differenza quindi tra le due situazioni, proprio come dicevamo anche sopra. La cosa che salta sicuramente più all’occhio, come primo impatto e anche come prima considerazione, è la tenuta degli archivi. Le informazioni sanitarie sono molto importanti e quindi, come abbiamo ribadito più volte, vanno trattate con la massima sicurezza. La domanda che ci si pone in questi casi allora è: “Ma cosa è più sicuro, un archivio cartaceo che si può allagare, bruciare, essere mangiato dai topi, e che col passare del tempo riempie tutto il magazzino, oppure un archivio digitale, replicabile teoricamente sulla base di infinite copie tutte originali e volendo anche custodite in luoghi differenti tra loro”?
“Beh, direi che è ovvio. È cosa importantissimo digitalizzare il processo e quindi ottenere il vantaggio non solo in termini di non stampa, ma anche e soprattutto in termini di compliance normativa, collaborazione, sicurezza, integrità, certezza, efficacia ed efficienza” spiega Nicola Savino, esperto nazionale per la digitalizzazione a norma dei processi e CEO Seen Solution. Insomma le informazioni sanitarie non solo vivranno direttamente in digitale e con un valore probatorio, ma anche digitalizzate nel processo. Dove il documento non sarà più un semplice PDF, ma un record, una riga di un database, una semplice informazione dunque. Siamo in epoca di continui tagli alla sanità pubblica e allora sorge un’altra domanda: Cosa costa di più una gestione cartacea degli archivi od una gestione digitale? “Direi che anche qui la risposta è ovvia. Basta pensare che la cartella clinica va conservata a vita e che l’archivio non può che crescere e, nel caso della carta, c’è bisogno continuamente di nuovi spazi e di persone che li custodiscono questi spazi. Per questo è senza dubbio consigliabile la gestione digitale” continua Nicola Savino.
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