Essere una piccola o media impresa (PMI) in Italia non è facile: la crisi non ha aiutato a sostenere quel pilastro economico che le medie e piccole imprese rappresentano nel quadro economico del nostro paese. Si consideri solo il fatto che le PMI garantiscono circa l’80% dell’occupazione italiana, secondo il dato fornito dal Ministero dello sviluppo economico.
Eppure la caparbietà di quelle imprese che hanno resistito alle sfide della recessione rende queste realtà capaci di adattarsi alle oscillazioni di mercato, trovando metodi nuovi e innovativi per rimanere in superficie e aprirsi ad un mercato sempre più internazionale.
Che cosa sono le PMI
Il ministero delle attività produttive individua le PMI, le micro, piccole e medie imprese come quella categoria di imprese che, secondo il Decreto n. 238 del 2005, soddisfa i due seguenti requisiti:
- avere meno di 250 occupati (requisito semplice da soddisfare, visto che la maggior parte delle aziende italiane contano un numero decisamente minore);
- avere un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro o un bilancio totale annuo che non superi i 43 milioni.
Per essere più precisi, le piccole imprese non devono superare i 50 occupati e un fatturato annuo di 10 milioni di euro mentre le microimprese non possono contare più di 10 occupati e devono dimostrare un fatturato annuo non superiore a 2 milioni di euro.
Se nel passato la definizione di PMI era totalmente dipendente della stato di appartenenza oggi l’UE ha uniformato il concetto di piccola e media impresa, così che in Europa si possono trovare simili regole per simili realtà.
Gestire una PMI
Rimane il fatto che in Italia gestire una PMI è compito arduo. In particolare per quanto riguarda il controllo delle spese e il management finanziario. Si tratta principalmente di tenere conto di diverse spese da diversi fronti come i pagamenti dei dipendenti, la gestione di fondi divisi tra diversi progetti, il calcolo delle detrazioni dell’IVA, il monitoraggio delle transazioni e il controllo dei fondi disponibili. Si tratta di un lavoro estenuante che richiede tempo, dedicato così agli oneri burocratici piuttosto che allo sviluppo produttivo dell’impresa.
Le soluzioni per fortuna ci sono, grazie alla nascita innovativa di sistemi tecnologici e digitali che permettono di velocizzare e semplificare tali gestioni.
Si tratta ora di lanciarsi in una nuova sfida per le PMI: quella del mondo digitale.
I vantaggi della digitalizzazione
Anche il governo si è deciso a prendere un passo ufficiale verso la digitalizzazione: grazie alla legge di bilancio del 2019 si porta il digitale all’interno del dibattito italiano, rendendolo un passo cruciale per lo sviluppo dell’economia italiana.
A maggior ragione per le PMI che si trovano ad affrontare il mercato nazionale e internazionale, diventa necessario adottare queste misure strategiche sul piano tecnologico e digitale che permettono di velocizzare le procedure e mantenersi competitivi.
Recentemente il governo ha perfino finanziato lo sviluppo delle PMI tramite il ‘bando digitalizzazione 4.0’, conferendo ai vincitori fino a 10.000 euro di voucher spendibili per fini di ammodernamento tecnologico della propria impresa. Il bando è stato fortemente voluto dalle camere di commercio italiano che spingono alla digitalizzazione dei processi fiscali per permettere uno smaltimento del carico di lavoro e un maggiore controllo all’evasione fiscale.
Tramite la tecnologia informatica le imprese potranno facilmente monitorare i versamenti di denaro in tempo reale e controllare che essi vadano a buon fine. Inoltre vi è un controllo istantaneo delle spese da parte di dipendenti e della raccolta dei dati relativi alle detrazioni per fini fiscali. Con la nascita di applicazioni digitali di gestione si può sempre avere sotto controllo il quadro generale finanziario dell’azienda, grazie alla possibilità di allegare note e fatture alle singole transizioni per poi archiviarle definitivamente e in maniera sicura.