Nella convinzione che, “dopo il COVID-19 il Paese non può più aspettare”, Eolo, rincipale operatore in Italia nel Fixed Wireless Access ultra-broadband per i segmenti business e residenziale, ha annunciato un piano di ulteriori investimenti da 150 milioni di euro per azzerare il digital divide nelle ultime aree in Italia ancora non coperte da connessione ultraveloce.
In questo modo, sarà possibile estendere la rete a banda ultra larga ad altri 1.500 comuni in Italia, in aggiunta ai 6.000 comuni che ricadono all’interno delle aree bianche del Paese raggiunti grazie ai 300 milioni di euro investiti negli ultimi tre anni.
La rete italiana non può più aspettare
Il progetto punta ad accelerare ulteriormente lo sviluppo della rete FWA su frequenze a 28 GHz – in grado di assicurare connessioni fino a 100 Megabit ed in futuro espandibili fino a 1 Gigabit – e vuole dare un contributo rapido e adeguato alle nuove esigenze di connettività del Paese, ancor più urgenti dopo la pandemia di COVID-19.
La rete FWA di EOLO copre, già oggi, il 78% delle unità abitative che ricadono nelle aree bianche del Paese e fornisce connettività ultraveloce a 1,2 milioni di persone che risiedono negli oltre 6.000 comuni già citati e già coperti. Inoltre, l’azienda connette circa 70 mila unità tra imprese ed enti della pubblica amministrazione e impiega circa 10 mila persone tra dipendenti, installatori, partner commerciali e collaboratori.
L’appello di Luca Spada perché si attivi una “visione di sistema”
Come riferito in una nota ufficiale da Luca Spada, Fondatore e Presidente di Eolo: «Per fornire servizi FWA di qualità occorre essere capaci di sviluppare innovazione di prodotto e di processo sull’intera filiera produttiva, dalla progettazione all’attivazione e manutenzione in contesti eterogenei e logisticamente disagiati. Non è sufficiente aver riscoperto profittevoli quelle aree ritenute per anni a fallimento di mercato, ma è necessario essere capaci di governare la tecnologia FWA a livello end-to-end. A tale scopo, rivolgo un appello alle istituzioni e a tutti gli stakeholder affinché, in una visione di sistema, si possano mettere a fattor comune competenze e asset di rete di tutti gli operatori infrastrutturali, col duplice obiettivo di accelerare la digitalizzazione di tutto il Paese e, non meno importante, evitare inutili e costose duplicazioni infrastrutturali».