Se l’intermodalità è il cardine di una logistica sostenibile ed efficiente, le infrastrutture terminalistiche sono il fulcro di questo scambio tra le diverse modalità di trasporto.
È possibile, nel panorama odierno in continua evoluzione, delineare gli ingredienti chiave di un terminal moderno, e immaginare i fondamenti su cui si potrà basare la sua evoluzione futura?
A questa domanda risponde l’esempio dell’Interporto Padova, che negli ultimi anni si è dotato di soluzioni all’avanguardia proprio con l’obiettivo di creare un terminal logistico efficiente.
Cristiano Ruffini, IT Manager di Interporto Padova, e Luca Santonico, Key Account & Partner Manager di Panasonic Mobile Solutions, dopo la collaborazione che ha visto l’adozione dei dispositivi rugged professionali TOUGHBOOK Panasonic per operatori di terra e mezzi di movimentazione all’interno dell’hub veneto, evidenziano alcuni dei pilastri che possono fungere da punto di partenza per immaginare l’evoluzione dei terminal moderni.
Sfide e risultati dell’automazione
Se ci si pone l’obiettivo di trasformare l’operatore terminalistico in un vero e proprio orchestratore di processi, è cruciale riflettere sul ruolo dell’automazione, in grado di risolvere le sfide attuali dei terminal intermodali e di produrre una serie di risultati tangibili e misurabili.
Introducendo sistemi e processi automatizzati, per Interporto Padova sono infatti risultati evidenti alcuni cambiamenti:
Maggiore efficienza
Migliori condizioni di lavoro, soprattutto in termini di sicurezza ed ergonomia
Maggiore disponibilità di dati, sia per quantità che qualità
Incremento della produttività, poiché la standardizzazione riduce gli errori e i tempi morti, nonché la necessità di dedicare risorse ad attività a basso valore aggiunto come il data entry
Nascita di nuove funzioni e mansioni qualificate
Affidabilità della tecnologia
In un’ottica di automazione dei processi, un ruolo fondamentale è giocato dalla tecnologia, vero e proprio facilitatore in grado di migliorare i tempi di esecuzione delle operazioni, assicurare continuità del lavoro, e addirittura favorire un aumento della produttività.
Cruciale in questo senso si dimostra la scelta dei dispositivi, che devono essere in grado di operare in un ambiente di lavoro difficile, come quello di un terminal container, e di dimostrarsi affidabili per il business – sia in termini di qualità del lavoro, che economici.
Quando i numeri sono importanti
Una ricerca di IDC dimostra come dotare la forza lavoro di notebook, tablet e dispositivi handheld rugged come quelli della gamma Panasonic TOUGHBOOK permetta di ottenere un risparmio del 15% in 5 anni sul TCO (Total Cost of Ownership, costo totale di proprietà).
Questo perché, a fronte di un investimento minore al momento dell’acquisto, i device consumer si rivelano presto inadatti allo scopo, con un costo medio per guasto di 3.411 dollari; una cifra calcolata tenendo in considerazione i costi di produttività (come ad esempio il tempo di inattività dei dipendenti e i tempi di assistenza IT) che rappresentano ben il 69% del totale – rispetto a solo il 31% per sostituzione di componenti hardware o sostituzione/upgrade firmware.
La persona al centro dei processi
Il terminal del futuro sarà quindi basato soltanto su automazione e tecnologia? Per Interporto Padova la risposta è no, in quanto resta fondamentale il capitale umano, unico attore realmente in grado di interpretare i dati a disposizione e di fare la differenza prendendo le decisioni migliori a partire da essi.
Ecco perché l’ispirazione deve essere quella di un hub fortemente automatizzato, ma gestito da un team di specialisti (di movimentazione, logistica, supervisione e manutenzione) che nell’automazione non hanno un sostituto bensì un alleato a cui affidarsi per disporre di un maggior numero di informazioni di qualità, elaborarle per estrarne dati di valore e aprire così nuove opportunità, in termini di business e di competenze.