La prassi che sta sempre più prendendo piedi di richiedere prestazioni sanitarie online mette a rischio i nostri dati più riservati. Se infatti quando si risponde alle domande che ci pone un dottore durante una visita medica si ha una certa fiducia che il professionista manterrà il riserbo sul nostro stato di saluto, come gli è imposto anche dal codice deontologico, la stessa sicurezza non si ha quando si opera sul web.
Nonostante le informazioni riguardanti la salute del paziente siano classificate dal nostro Codice Privacy come “dati sensibili”, e per questo sono soggette a misure di protezione specifiche dalla normativa in materia di protezione dei dati personali, le vicende legate alla tutela della riservatezza in ambito sanitario hanno sempre richiesto speciale attenzione da parte del Garante, che negli scorsi giorni aveva infatti preannunciato 200 ispezioni entro la fine dell’anno, aventi tra i destinatari anche medici di base e pediatri, per verificare oltre all’adozione delle misure di sicurezza, anche l’impiego da parte di questi di programmi e software che prevedono la conservazione di dati sensibili presso terzi e la loro eventuale condivisione.
L’allerta innescata dal monito del Garante, si è trasformata adesso però in un vero e proprio allarme rosso per ospedali, cliniche, laboratori di analisi, studi medici, dentisti, chirurghi estetici ed altri professionisti dei settori sanitari. A spaventare gli interessati sono i risultati di una ricerca condotta da Federprivacy, che ha evidenziato che il 17% dei siti web che svolgono attività legate alla salute violano il Codice della Privacy, non fornendo all’interessato l’informativa per spiegare come saranno trattati i suoi dati personali, in molti casi omettendo anche di chiedere il consenso per essere autorizzati a trattare i dati sensibili.
“Per quanto riguarda il settore sanitario, dei 1.690 siti web riscontrati fuorilegge, ben 292 sono riferiti ad attività sanitarie, per un ammontare di circa 3,5 milioni di euro di sanzioni amministrative – spiega il presidente di Federprivacy, Nicola Bernardi -. Sta di fatto che quello dei 2.500 siti esaminati nel corso dello studio è un campione che corrisponde ad un millesimo del totale dei 2,5 milioni di siti italiani, per cui il fenomeno delle violazioni privacy in internet assume dimensioni preoccupanti anche per i settori legati alla salute, laddove i cittadini si aspettano di essere maggiormente tutelati dalla Legge. In attesa che il Garante effettui le ispezioni annunciate, e auspicando che svolga nel contempo anche i controlli nei siti web dei trasgressori, consigliamo a tutti i cittadini che si rivolgono a prestazioni mediche attraverso internet di verificare con attenzione che ricevano una informativa trasparente, stampando e conservando il documento prima di dare il consenso, perchè possano eventualmente utilizzarlo come prova nel caso in cui si accorgessero che i dati che li riguardano non sono stati trattati correttamente”.