Continua il dibattito attorno alla sanità digitale. Essa infatti permetterebbe numerosi vantaggi, soprattutto considerato il fatto che è sempre più il tempo trascorso online attraverso gli smartphone, e quindi verrebbe naturale sfruttare i device mobili anche per ottimizzare il rapporto medico-paziente. Tuttavia gran parte del nostro Paese non dispone ancora di attrezzature necessarie a supportare in modo adeguato la digitalizzazione sanitaria. Ma non basta comunque l’introduzione di tecnologie all’avanguardia per garantire un miglioramento delle procedure.
La necessità dei programmi di formazione
In questo contesto, serve un programma che promuova in modo rapido la sanità elettronica, anche con corsi universitari e master per gli studenti. Inoltre sono necessari interventi anche all’interno di ECM (Educazione Continua in Medicina), il programma di aggiornamento pensato per i professionisti sanitari, che offre loro la possibilità di mantenersi aggiornati riguardo alle esigenze dei pazienti e del servizio sanitario. Va segnalato a proposito che un capitolo del libro bianco “Telemedicina: dal dire al fare” è stato proprio dedicato alla sanità digitale, grazie al contributo dell’Associazione italiana per l’informatica (AICA).
Proprio AICA, in collaborazione con SDA Bocconi, si è concentrata su un progetto che dal 2004 indaga il costo che il “non sapere” informatico, specialmente in ambito sanitario, comporta per tutti noi. I costi di improduttività per il settore ammontano a 850 milioni di euro, equivalente alla spesa informatica dell’intero comparto sanitario. Dalle analisi si evince anche corsi di formazione di base come l’ECDL genererebbero un ritorno annuale superiore ai 2 miliardi di euro.
La sanità digitale come fattore di produttività
L’indagine evidenzia anche che il personale medico sanitario sia quello che maggiormente potrebbe generare un aumento di produttività dell’intero sistema. Nel panorama attuale infatti, l’offerta e l’utilizzo di servzi sanitari raramente prevedono l’uso della rete. Vi è un forte digital divide, in cui il Nord è più avanzato rispetto al Sud dal punto di vista tecnologico, forse perché vi è maggiore consapevolezza del potenziale insito nell’ICT.
Va poi sviluppata una cultura del fare e una formazione digitale sia dei professionisti che del cittadino, in modo da poter adottare le tecnologie sanitarie e rendere i processi di assistenza maggiormente efficaci. In tal modo, oltre a servizi sanitari molto più efficienti rispetto a quelli attuali vi sarebbe uno sviluppo economico e produttivo del paese, con conseguenze sulla creazione di nuovi posti di lavoro.