“Modelli sanitari europei a confronto tra innovazione tecnologica, farmacologica ed organizzativa”: si intitola così il convegno organizzato per il 25 giugno da Motore Sanità a Palazzo Pirelli a Milano. Il governo dell’innovazione tecnologica, i percorsi reali e teorici di farmaco-economia e l’innovazione tecnologica e le sue ricadute in termini di salute, benessere e costi sulla cittadinanza sono i tre filoni principali attorno ai quali ruoteranno i lavori.
Ad aprire il tavolo delle discussioni, con la presentazione del sistema sanitario lombardo, sarà l’Assessore alla Salute e Vice Presidente della Regione Lombardia Mario Mantovani.
Si passerà poi ad una visione più generale del sistema sanitario, con sezioni dedicate ai vecchi e nuovi rischi, alla valutazione dei farmaci non solo a silos farmaceutico, alla relazione tra sostenibilità, programmazione e costi standard, ai costi dell’assistenza sanitaria, con l’analisi del caso della Campania.
La prospettiva si amplierà poi ulteriormente verso una visione più globale, con l’individuazione di quali potrebbero essere le prospettive della Lombardia in Europa.
A proposito di Unione Europea è importante sottolineare come i singoli Stati membri abbiano piena autonomia organizzativa dei propri servizi sanitari, un’autonomia che implica anche la libera circolazione delle persone e dei lavoratori sanciti dai trattati istitutivi dell’UE. Questo significa che in una situazione di carenza numerica di personale sanitario potrebbe accadere che un Paese emetta determinanti tese a tenere i propri professionisti che ha formato e istruito sul territorio. Un aspetto che è al centro della riflessione della Join Action for EU Health Workforce istituita dalla Commissione Europea, cui partecipa anche il dott. Enrico Reginato, moderatore della sessione “I sistemi sanitari europei a confronto”, nel corso della quale verranno presentati i diversi sistemi sanitari europei di Portogallo, Francia, Olanda, Germania, Svezia, Croazia e Romania.
Nella sessione verrà inoltre discusso un ulteriore problema di cui soffre l’Italia: per esercitare la professione medica bisogna essere già specialisti, per diventare specialista si deve frequentare una scuola universitaria post- lauream. Ma, a fronte di diecimila laureati l’anno, sono solo cinquemila i posti disponibili nelle Scuole Universitarie di specializzazione: il che significa, che, se non ci si mette al riparo in qualche modo da tale anomalia, la metà dei laureati italiani in medicina non ha prospettive di lavoro nel nostro Paese.
Il Segretario Generale FEMS, Bojan Popovich, dedicherà inoltre un particolare approfondimento al tema delle Cure Transfrontaliere, di cui vi è sempre maggiore richiesta da parte dei cittadini, ma che trova le organizzazioni sanitarie spesso impreparate.
Chiude la prima giornata del convegno la presentazione di un nuovo modello di programmazione sanitaria, che ha come obiettivo la riduzione della spesa sanitaria attraverso la profilazione dell’utente.