[section_title title=Introduzione]
Siamo in guerra, l’affermazione è di Andrea Zapparoli Manzoni (in occasione della presentazione del Rapporto Clusit 2013) e non lascia molto spazio alle interpretazioni. È così e basta; vi sono emergenze reali, molto concrete, che hanno ricadute importanti sull’economia mondiale.
Per fare un solo esempio, il mercato nero dei dati e degli accessi ha ormai una rilevanza internazionale più che tangibile, il giro d’affari a esso inerente è pari a 15 miliardi di dollari che si ripercuote in danni stimati in 450 miliardi di dollari tra costi diretti e indiretti.
Ma lo scenario è molto più complicato, basti pensare che il business degli attacchi informatici è il più redditizio in assoluto, il Roi si avvicina al 700 per cento, dunque conviene e, tra l’altro al momento, si rischia pochissimo a intraprenderlo, considerato che solitamente si muove su scala mondiale, attraversando legislazioni diverse e così via…
Detto ciò, se ormai sempre più sono le informazioni personali quelle che interessano i cyber criminali, è evidente che tutti possono essere bersagli, non esistono nicchie nelle quali sentirsi al sicuro. Gli obiettivi sono i più disparati, si pensi ai sistemi di automazione industriale, alle telco e così via in tali ambiti, e non solo, sta aumentando il furto della proprietà intellettuale. Secondo gli esperti del Clusit in questo periodo si sta vivendo una vera e proprio vampirizzazione di questo tipo di patrimonio informativo, il che determina una perdita di un autentico tesoro italiano.
In questo scenario, si aggiunga, il mondo mobile è molto attraente, ha aumentato notevolmente il numero di device che possono essere attaccati.