[section_title title=Gli investimenti in sicurezza]Gli investimenti in sicurezza
Il Rapporto contiene anche i risultati di una indagine che ha coinvolto oltre 200 aziende, permettendo di analizzare le tendenze nel mercato italiano dell’Ict security, che ha mantenuto un andamento positivo stabile, in controtendenza rispetto alla crisi economica che colpisce tutti i settori dell’economia.
Più nello specifico, nel 2012 il 42 per cento delle aziende intervistate ha incrementato i loro investimenti in tecnologia, il 45 per cento ha invece mantenuto costanti gli investimenti. Solo il 19 per cento ha dichiarato una contrazione dei budget.
Per il 2013 si prospetta una stabilità della spesa (così si comporterà il 60 per cento del campione), vi saranno meno aziende che incrementeranno le uscite (32 per cento), diminuisce il numero di coloro che prevedono una contrazione (8 per cento). Al netto tra contrazione e incremento è comunque positiva, pari al +24 per cento.
Protagoniste di questa crescita sono soprattutto le grandi aziende, ben il 70 per cento di queste nel 2012 ha investito in Ict security, per il 2013 si stima che anche le medie e le piccole imprese dovrebbero muoversi in questo senso. L’anno scorso solo il 23 per cento delle medie realtà, meno di un quarto, si è dimostrato propenso all’investimento; quest’anno la stessa percentuale dovrebbe crescere a quasi un terzo (31 per cento) del totale.
Correlando la propensione agli investimenti con i settori di attività in cui operano le aziende è emerso che vi è una certa continuità tra l’anno scorso e il 2013: in passato, il più interessato è stato il finance e subito dopo utility e servizi; pare, però, che nell’immediato futuro le posizioni si invertiranno.
Guardando agli ambiti di investimento si nota che: per quest’anno il 18 per cento del campione ha dichiarato di voler investire nella security dei dispositivi mobili. Seguono quindi gli ambiti che sinora si erano piazzati al top della classifica e cioè compliance e disaster recovery e business continuity che quindi hanno una piccola riduzione di peso relativo: dal 35 per cento di peso complessivo nel 2012 si scende al 31 per cento.
Si nota poi che crescono gli investimenti in formazione (da un 6 per cento all’11 per cento nel 2013) il che conferma una maggiore consapevolezza della necessità di essere preparati e aggiornati rispetto a questi aspetti. A conferma di ciò, per il 52 per cento degli interpellati nell’ultimo anno la sensibilità sul tema è aumentata, il 45 per cento ha dichiarato che è rimasta costante, solo il 3 per cento la vede diminuire.
Infine, si è verificato che tale sensibilità non cresce tantissimo in corrispondenza di attacchi, ma soprattutto (cosa che potrebbe stupire) che non aumentano i budget dopo gli incidenti… Il 49 per cento del campione ha dichiarato che l’attacco subito non ha modificato la sensibilità sul tema, riconoscendo dunque alle proprie attuali politiche di protezione una qualità difensiva già adeguata alla guerra in corso. Per il 51 per cento, viceversa, la concretezza degli attacchi subiti ha spinto a una maggiore attenzione. Solo il 25 per cento del campione ha dichiarato che gli attacchi hanno influito sui livelli di investimenti previsti, mentre il 75 per cento non ha modificato il budget pianificato.
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