Ogni trader dovrebbe avere basi più o meno solide di economia. Nel mondo di internet, apprendere nozioni importanti in tema può risultare molto più semplice rispetto al passato e, soprattutto, non richiede per forza di cose un titolo accademico in merito.
Il rischio di fare trading senza conoscere la teoria è quello di fare operazioni solo sulla base dell’intuito, che, inevitabilmente, andrà in controtendenza con quanto previsto dalle teorie economiche in alcuni casi
Ma come convertire nozioni apparentemente difficili da utilizzare nella vita reale in vere e proprie strategie di trading? Abbiamo raccolto tre strategie realmente applicabili sui mercati finanziari tratte dagli insegnamenti dei grandi economisti del passato.
Investire contro l’inflazione
Per “inflazione” in economia si intende la crescita nel livello generale dei prezzi che porta ad un conseguente calo nel valore di acquisto del denaro.
Immaginiamo, ad esempio, di registrare un guadagno annuo del 3% su un particolare investimento. Con un’inflazione del 5%, tale guadagno nominale si trasformerebbe, in realtà, in una perdita secca del 2% visto il maggiore incremento dei prezzi rispetto al valore dell’investimento.
È dunque chiaro come sia importante per ogni trader tutelarsi dal fenomeno inflattivo. La migliore strategia sembra essere data dai cosiddetti “beni rifugio” (ovvero beni il cui prezzo tende a salire in caso di ondate inflattive importanti in un’economia), ma è necessario capire bene come individuare uno dei beni in questione.
I beni rifugio più comuni sono, storicamente, i metalli preziosi (oro e argento in primis). C’è chi ritiene che anche i beni energetici possano essere assimilabili a tale categoria, ma qui la questione è più complessa in quanto, ad esempio, il prezzo del petrolio è notoriamente influenzato dalle decisioni politiche dell’OPEC o dei paesi produttori di petrolio extra-OPEC.
C’è poi un dibattito circa la possibilità di considerare come bene rifugio anche le criptovalute. Non si osserva, in realtà, una particolare correlazione inversa tra inflazione e prezzo delle cripto (forse per via della giovinezza di questo mercato), è probabilmente troppo presto, dunque, parlare di cripto-rifugio.
Tutelarsi dal default di uno Stato sovrano
Un Governo troppo indebitato rispetto alla produttività della propria economia può essere soggetto ad un elevato rischio di default sul proprio debito
I media insistono molto sull’evidenziare il rapporto tra debito pubblico e prodotto interno lordo di uno Stato, con l’idea che, ogni qualvolta questo rapporto supera il 100%, il Governo sarebbe eccessivamente indebitato
Tale affermazione risulta, in realtà, eccessivamente esemplificativa. Quando confrontiamo il debito pubblico con il PIL, dobbiamo capire che stiamo confrontando due misure ben diverse. Mentre il primo è un valore di “stock”, il secondo rappresenta un flusso di denaro annuale.
Una misura più interessante da questo punto di vista è il confronto del deficit pubblico rispetto allo stock di debito o, ancora meglio, del deficit pubblico rispetto alla crescita del PIL: un Paese che cresce più velocemente del proprio deficit, è un Paese destinato a vedere azzerato il proprio debito pubblico – e viceversa.
Un trader deve, dunque, saper riconoscere innanzitutto uno Stato in difficoltà finanziaria da uno semplicemente molto indebitato. Se, guardando i dati storici, si osserva un rapporto deficit/PIL costantemente maggiore del tasso di crescita del prodotto interno lordo, saremo evidentemente di fronte ad un Paese in difficoltà.
Ma come tutelarsi dalla possibilità che tale Paese vada in default? Un ottimo strumento è rappresentato dai Credit Default Swap (CDS), attraverso il quale viene, di fatto, creato un piccolo sistema assicurativo legato al debito di un’entità (una società o uno Stato sovrano).
Attenzione, infine, alle fantomatiche agenzie di rating: gli errori di valutazione di questi soggetti sono frequenti e, talvolta, davvero clamorosi. Dalla crisi del 2008 il mercato ha iniziato a dare sempre meno importanza ad i pareri di queste agenzie (una volta considerate veri e propri market mover), è giusto che anche un piccolo trader sia ben conscio della probabilità di errore di queste entità.
Investire sui dati trimestrali di una società
Di norma, le società quotate sono soggette ad un obbligo di divulgazione dei propri dati societari su base trimestrale. Ogni tre mesi, dunque, la speculazione aumenta nelle ore precedenti a tale annuncio, per poi placarsi nei giorni successivi.
Ma come prevedere i dati trimestrali di una società prima della loro divulgazione ufficiale? Escludendo ipotesi meno legali legate alla pratica dell’insider trading, risulta davvero complesso fare previsioni precise in merito.
Un numero sul quale gli analisti si focalizzano è, di norma, quello dell’utile lordo trimestrale. Una previsione micro-economica del genere non può che avere dei presupposti macro-economici, per i quali è necessaria una certa preparazione in materia (accademica o meno).
È dunque comprensibile che non tutti i trader abbiano il tempo o le conoscenze necessarie per effettuare questo tipo di previsione. Per questo motivo, di norma, risulta piuttosto semplice accedere online – talvolta tramite abbonamenti a siti web – ad analisi effettuate da esperti del settore.
Premesso che qualunque analisi va letta con un po’ di spirito critico e non in maniera passiva, talvolta il pagamento di questa piccola quota di abbonamento può avere un duplice effetto positivo sul trader:
- avere accesso a queste informazioni può talvolta consentire ad un trader meno esperto di evitare perdite ingenti che, senza conoscere tali analisi, avrebbe registrato
- in modo ancora più interessante, un trader può assumere dimestichezza con il settore leggendo le analisi di altri e, dunque, evitare di dover comprare l’accesso ad analisi future guadagnando maggiore indipendente nel campo
I mercati ignorano l’economia: mito o realtà?
Tra le critiche che vengono spesso mosse verso i mercati finanziari – e, per assimilazione, verso l’intero mondo della finanza – troviamo quella del presunto totale distaccamento dalla realtà che li circonda.
Sebbene la finanza abbia indubbiamente costruito una fortuna sul triste incremento nella disuguaglianza economica (e, dunque, sociale) nel Mondo, sentenziare tout court che i mercati ignorino completamente l’economia reale è un’affermazione eccessivamente semplificativa, che vale la pena mettere in discussione.
Non è vero che le grandi piazze finanziarie ignorino del tutto l’economia reale, è corretto, invece, affermare che questi due mondi si muovano a ritmi diversi (e, talvolta, per brevi periodi di tempo, in direzione opposta).
Per la vecchia regola de “tutti i nodi vengono al pettine”, ogni trader deve tenere bene a mente il fatto che un investimento, per quanto basato su presupposti intelligenti, possa andare male per questioni economiche varie e difficili da prevedere.
Chi ritiene seriamente che la finanza ignori il mondo reale, può trovare utile una lettura sul concetto di Cigno Nero, ovvero un fenomeno inatteso, ritenuto improbabile, con effetti catastrofici sui mercati finanziari. Fa bene ricordare che la gran parte dei Cigni Neri non venga dal mondo finanziario, ma dall’economia reale (il fallimento di uno Stato, lo scoppio di una pandemia mondiale, la bancarotta di un istituto bancario, ecc.).
Vale comunque sempre la pena ricordare uno dei vecchi mantra dei trader più anziani: “Il mercato ha sempre ragione, anche quando ha torto”.