L’Università di Parma, insieme a Murata ID Solutions e Zebra Technologies, ha presentato i risultati di un recente progetto di ricerca relativo alla sostenibilità della tecnologia RFID. Poiché alle aziende viene richiesto, in misura sempre maggiore, di operare seguendo modalità più compatibili con l’ambiente, la necessità di sviluppare nuovi prodotti e soluzioni che permettano di raggiungere questo obiettivo è sempre più pressante. I ricercatori hanno spiegato come le tecnologie IoT e RFID permettano di affrontare le sfide che oggi interessano le supply chain healthcare e pharma garantendo allo stesso tempo un impatto ambientale positivo.
La diffusione della tecnologia RFID (Radio Frequency Identification) lungo tutta la catena di fornitura, dalla produzione alla distribuzione, procede a ritmo sostenuto. La capacità dell’RFID di fornire una visibilità in tempo reale dell’intera supply chain può contribuire a migliorare l’accuratezza dell’inventario, aumentare la produttività e ottimizzare la gestione delle scorte. Nel caso delle industrie farmaceutiche e ospedaliere, essa può anche aiutare a ridurre gli sprechi, sia attraverso il tracciamento dei principali asset sia mediante il monitoraggio preciso delle date di scadenza.
L’impatto ambientale della tecnologia RFID
Mentre il ritorno economico delle implementazioni RFID è spesso oggetto di analisi dettagliate, ad oggi sono pochi gli studi che valutano l’impatto ambientale della tecnologia. Poiché la sostenibilità non è più solamente una considerazione, ma una reale necessità, è di fondamentale importanza comprendere se la tecnologia possa contribuire a supportare iniziative eco-sostenibili.
Sebbene le verifiche iniziali suggeriscano che la tecnologia RFID sia effettivamente in grado di migliorare la sostenibilità dei processi, la possibilità di dimostrare questa ipotesi concretamente potrebbe rivelarsi un elemento determinante per favorirne ulteriormente la diffusione.
In collaborazione con la Michigan State University, il team dell’RFID Lab dell’Università di Parma ha sviluppato una metodologia per determinare se l’impiego della tecnologia in una determinata applicazione risulti giustificabile sotto l’aspetto della sostenibilità. La base di questo studio era costituita da un’analisi comparativa che ha valutato il costo ambientale di un progetto RFID (in termini di anidride carbonica prodotta) rispetto ai risparmi ottenibili utilizzando una tale soluzione.
Nel corso dello studio, sono stati analizzati i dati ricavati da due implementazioni reali, la prima relativa a un’azienda operante nel settore ospedaliero e la seconda attinente a un’azienda attiva in campo farmaceutico.
La Radio Frequency Identification genera risparmi ambientali significativi
Con l’ausilio di questi dati, il team di ricerca ha generato e validato due nuovi modelli di analisi progettati per valutare l’impatto ambientale della tecnologia. Entrambi i modelli sono basati sulla metodologia LCA (Life Cycle Assessment), che prende in considerazione tutte le fasi del ciclo di vita di un prodotto, smaltimento finale compreso. Il primo modello LCA quantifica l’impatto ambientale generato dalla produzione e implementazione di prodotti RFID.
Il secondo modello LCA esamina come qualsiasi variazione imputabile direttamente all’implementazione della tecnologia RFID contribuisca a ridurre le emissioni di gas serra (carbon footprint) del processo o del sistema preso in considerazione.
In queste applicazioni, l’azienda operante nel settore farmaceutico ha applicato un tag RFID sulle scatole e pallet di prodotti, mentre quella operante nel settore ospedaliero ha eseguito il tracciamento delle apparecchiature medicali. In entrambi i casi, i due modelli LCA hanno consentito all’RFID Lab dell’Università di Parma di calcolare con precisione l’impatto ambientale di ciascuna implementazione e di dimostrare la riduzione complessiva delle emissioni di CO2.
La sostenibilità della tecnologia RFID si misura già dall’inventario
Gli esperti dell’Università di Parma e della Michigan State University hanno condiviso i risultati delle loro ricerche. In entrambi i casi presi in considerazione, è stato stabilito che i prodotti RFID hanno generato risparmi ambientali significativi, compensando di gran lunga l’impatto legato alla loro produzione.
La capacità della tecnologia RFID di garantire un tracciamento automatico e veloce dell’inventario ha consentito una gestione più efficiente degli asset e delle scorte, che a sua volta ha contribuito a ridurre in modo sensibile le emissioni totali di gas serra del sistema. Grazie a questa estensiva ricerca, i team coinvolti sono anche riusciti a identificare le aree chiave nelle quali la tecnologia permette di ottenere l’impatto ambientale più significativo.
Tra queste da annoverare la prevenzione delle perdite di inventario, una miglior gestione del livello delle scorte e la garanzia che i prodotti vengano utilizzati prima della data di scadenza.
Ora c’è anche un tool per misurare la sostenibilità dell’RFID
I due metodi sviluppati dall’Università di Parma e dai suoi partner sono stati utilizzati per mettere a punto un nuovo tool per misurare la sostenibilità, denominato E-ROI (Environmental Return of Investment). L’utilizzo di questo tool consente di analizzare l’impatto globale della tecnologia e dimostrare il suo effetto sulle emissioni di anidride carbonica utilizzando dati reali e quantificabili.
Da sempre Murata ID Solutions è stata in grado di fornire una valutazione completa dell’implementazione della tecnologia RFID, utile per determinare la fattibilità e il ritorno economico dell’investimento. Ora, grazie al supporto di questa ricerca accademica, Murata può anche aiutare le aziende a determinare l’impatto ambientale.