[section_title title=Altri dati interessanti]
Altri dati emersi dalla ricerca sono che i due principali fattori che impediscono di prendere in considerazione modelli e marchi diversi di dispositivi storage sono la pletora di strumenti necessari a gestirli (41%) e la difficoltà di migrazione tra differenti modelli e generazioni (37%). A questo proposito è interessante notare che il 39% degli intervistati non ha a che fare con queste difficoltà, dato che il software indipendente per la virtualizzazione dello storage permette già alle loro organizzazioni di riunire in pool dispositivi e modelli diversi di produttori fra loro concorrenti e di gestirli centralmente.
Inoltre, più della metà dei professionisti che hanno partecipato all’indagine (63%) afferma che meno del 10% della capienza è stata allocata su storage flash, mentre quasi il 40% degli interpellati sostiene di non avere preso in considerazione nei progetti di virtualizzazione dei server l’utilizzo di tecnologia flash o di dischi allo stato solido a causa dei costi elevati.
Quando gli è stato chiesto quanto il degrado delle prestazioni o l’incapacità di rispondere adeguatamente alle aspettative prestazionali fossero stati un serio ostacolo alla virtualizzazione dei carichi di lavoro dei server, il 23% degli intervistati li ha messi al primo posto, mentre il 32% ha affermato di considerarli in qualche modo un problema per la virtualizzazione.
Infine, come lo scorso anno, ai primi due posti tra le ragioni che hanno portato all’adozione di software per la virtualizzazione dello storage troviamo la possibilità di aumentare la capienza senza contraccolpi sull’operatività quotidiana (30%) e il miglioramento delle pratiche di disaster recovery e continuità operativa (32%).
Scopri il commento di George Texeira, presidente e CEO di DataCore, proseguendo la lettura.