Con l’entrata in vigore il prossimo 15 agosto 2018 del cosiddetto “open scope”, ossia l’estensione della normativa RAEE a una serie di altri prodotti prima non inseriti tra i rifiuti elettrici ed elettronici, apre la porta a nuovi scenari e responsabilità.
L’estensione del campo di applicazione della norma sui RAEE interesserà, infatti, circa 6.000 aziende e rappresenta una sfida davanti alla quale occorre farsi trovare pronti.
A sottolinearlo è Giancarlo Dezio, direttore generale di Ecolight, consorzio nazionale per la gestione dei rifiuti elettronici, secondo cui, la novità, indicata già nel Decreto legislativo 49 del 2014, vede da tempo un dibattito acceso tra le imprese per comprendere chi e cosa sarà interessato dalla normativa.
Ma se l’obiettivo è rendere più concreto l’apporto del mondo RAEE alla realizzazione dell’economia circolare, occorre farsi trovare pronti, prendendo atto, in primis, che «con l’open scope molti altri prodotti una volta giunti a fine vita dovranno seguire un processo di raccolta differenziata e specifiche operazioni di trattamento come previsto per i RAEE. Questo comporta per le imprese produttrici di farsi carico della gestione dei rifiuti che ne deriveranno».
Raddoppiano gli AEE immessi sul mercato, raddoppiano i RAEE da gestire
Di fatto, l’open scope atteso tra pochi mesi estende la definizione di AEE – apparecchiature elettriche ed elettroniche – a una serie di altri oggetti che finora non erano considerati. Accanto ai grandi e piccoli elettrodomestici, elettronica di consumo, sorgenti luminose e schermi, vanno ad affiancarsi – ad esempio – fusibili, chiavette usb, spine, morsettiere e prolunghe e tutte le apparecchiature elettriche per le quali la legge non prevede una specifica esclusione.
Come già preannunciato a inizio articolo, pur riducendo le categorie da 10 a 6, il campo di applicazione della normativa RAEE viene esteso andando a interessare oltre 6.000 nuove aziende, che andrebbero ad aggiungersi alle circa 7.000 già oggi interessate dalla normativa RAEE.
Per tutte il principio alla base è sempre lo stesso: chi inquina paga. Ovvero, produttori, importatori e i distributori di apparecchiature elettriche ed elettroniche sono chiamati a organizzare e finanziare il sistema di raccolta e recupero dei RAEE che derivano dai prodotti immessi sul mercato, attraverso sistemi collettivi come Ecolight.
Cosa serve perché il riciclo sia virtuoso
Resta il fatto che, a detta di molti, all’interno della norma ci sono ancora alcuni punti che necessitano dei chiarimenti.
Serve, infatti, una più dettagliata definizione delle apparecchiature che rientrano nel campo di applicazione per dare delle risposte puntuali alla moltitudine di aziende che, in vista del prossimo 15 agosto, necessitano di adeguarsi alla normativa.
Da qui e anche per arrivare a raggiungere l’obiettivo per la raccolta dei RAEE fissato dall’Europa che, entro il 2019, chiede un tasso minimo del 65% del peso medio delle apparecchiature elettriche ed elettroniche immesse sul mercato nei tre anni precedenti, o in alternativa l’85% dei rifiuti elettronici generati, Ecolight ha predisposto un servizio di assistenza telefonico (chiamando lo 02.33600732) e via email (all’indirizzo: segreteria@ecolightitaly.it).
Obiettivo: orientare le aziende chiamate ad adempiere alle nuove responsabilità ambientali per superare insieme il livello che, a oggi, vede l’Italia poco sopra il 40% nello sforzo per costruire una vera economia circolare.