Per Fortinet, azienda operativa a livello mondiale nella fornitura di soluzioni per la sicurezza di rete ad alte prestazioni, le novità, in questo periodo, sembrano non finire mai.
Prima il rafforzamento del team italiano e il lancio di Fortigate 3700D e ora l’annuncio dell’assunzione di altre tre nuove nuove figure entro la fine dell’anno e l’appuntamento, previsto per il 12 novembre, con il Roadshow “What’s Next in Next-Gen Firewalls and Testing”.
Ma soprattutto, l’azienda ha presentato i risultati di una ricerca globale condotta su 3.200 dipendenti di età compresa tra i 21 e i 32 anni in 20 paesi nell’ottobre 2013, aventi una formazione universitaria e un impiego a tempo pieno in aziende di medie e grandi dimensioni (per l’Italia i rispondenti al sondaggio sono stati 150 giovani), che rappresenta il proseguio di un’indagine analoga svolta lo scorso anno.
La ricerca si proponeva lo scopo di indagare la tendenza dei dipendenti appartenenti alla Generazione Y a infrangere le politiche aziendali che regolano l’uso dei propri dispositivi, degli account personali di archiviazione e delle nuove tecnologie emergenti, come smartwatch, Google Glass e auto dotate di sistemi di connessione. La survey descrive poi anche la misura in cui la nuova generazione è stata colpita dal cyber crime sui propri dispositivi, la preparazione in materia di minacce e la pratica diffusa che prevede l’archiviazione di risorse aziendali su account cloud personali.
“Il nostro scopo – spiega Joe Sarno, Vice President, Sales South East Europe di Fortinet – era quello di capire quali sono le abitudini tecnologiche del campione in ambito lavorativo e toccare le problematiche relative alla sicurezza. Quello che emerge dall’indagine è c’è molta voglia di implementare le nuove tecnologie proprie anche nel mondo del lavoro, ma bisogna lavorare sulla consapevolezza dei rischi che questo comporta”.
BYOD, Bring Your Own Device
Un anno fa, ai tempi della prima indagine, il BYOD era un trend in forte crescita, e oggi l’azienda ha voluto sapere come si pongono le società italiane nei confronti di questa tendenza. Il 20% delle organizzazioni prese in considerazione nell’indagine hanno una policy sul BYOD, mentre il 39% delle società di fatto lo vieta, dimostrando una certa refrattarietà al fenomeno.
Si è poi chiesto al campione come si comporta nel caso in cui l’azienda abbia delle policy che vietano l’uso dei propri dispositivi personali sul lavoro e i risultati sono sorprendenti: il 56% dei rispondenti ha, infatti, affermato che utilizzano comunque il proprio device in ambito lavorativo, violando di fatto la policy. In particolare, il 52% utilizza tablet o smartphone, il 50% il cloud e il 56% le nuove Emerging Connected Technologies.
La tendenza all’infrazione è quindi molto forte.
Il personal Cloud in ambito lavorativo? Attenzione ai dati sensibili
La seconda parte dell’indagine mira a indagare l’utilizzo del personal cloud in ambito lavorativo. In Italia, c’è un 91% dei rispondenti che hanno un personal account per la nuvola (Dropbox è il più utilizzato). Il tasso di fiducia in questi servizi sembra essere elevato : il 52% degli italiani della Generazione Y hanno, infatti, affermato di avere piena fiducia nel cloud, a fronte di un solo 3% che non lo usano per una totale mancanza di fiducia.
Per quanto riguarda il tipo di dati ed informazioni che si vanno a storare nel personal cloud, le risposte, per le aziende, sono allarmanti: più di un terzo dei dipendenti salvano in questo tipo di applicazioni delle informazioni critiche, come ad esempio Document Templates e presentazioni (37%), password (23%), informazioni finanziarie (26%) e email lavorative (61%).
Arrivano la Wearable Technology e altre tecnologie emergenti
Per gli italiani le nuove tecnologie emergenti sono destinate ad essere utili anche per un utilizzo in ambito lavorativo. Il 51% degli intervistati crede che Google Glass e la Wearable Technology, come gli smartwatch, potranno essere usati anche per il lavoro. Il 47% pensa che utilizzerà le tecnologie della Internet Enabled Tv, il 22% della Internet Enabled Gaming Consoles e il 47% della Internet Connected Cars.
La tendenza di pensare che in futuro questi nuovi strumenti tecnologici potranno essere impiegati anche a fini lavorativi è molto marcata, con una media del 51% in Italia.
In particolare, alla domanda su quanto tempo occorrerà prima che la Wearable Technology si diffonda sul lavoro o per motivi di lavoro, il 19% degli italiani intervistati ha risposto “immediatamente” e il 37% “quando i costi diminuiranno”, mentre solo il 7% ha risposto con convinzione che questa tecnologia non è destinata a diffondersi.
Problema sicurezza: gli attacchi sono reali. Scarsa la preparazione
La ricerca ha infine esaminato i livelli di preparazione degli intervistati per i diversi tipi di minacce alla sicurezza. Il risultato sorprendente è che due terzi degli intervistati, in Italia, non comprende termini come APTs, DDoS, Botnets e Pharming. Parlando comunque di una generazione che ha a che fare in maniera abbastanza stretta con computer e con i responsabili IT i dati colpiscono ancora di più. La formazione dei giovani diventa quindi fondamentale per guidarli nella conoscenza delle minacce alla sicurezza.
Relativamente alla vulnerabilità dei propri device, più del 60% del campione si è accorto che il suo dispositivo era stato violato e in qualche modo compromesso. Le percentuali maggiori riguardano PC (60%) e laptop (61%), ma anche tablet (22%) e smartphone (19%) sono stati vittime di attacchi, dimostrando una tendenza che è destinata a crescere con la diffusione sempre più capillare del mobile.
Un dato incoraggiante è però quello relativo all’interesse del campione a comprendere meglio queste problematiche: il 90% ha affermato che si sente in obbligo di capire meglio i rischi della security che l’organizzazione pone sull’uso dei device personali in ambito lavorativo.