L’Internet of Things (IoT), ovvero l’estensione di internet al mondo degli oggetti, è in continua evoluzione ed espansione. Anche in Italia, dove è nata addirittura l’associazione di categoria. L’IoT sta facendo diventare “smart” più o meno ogni oggetto e ogni ambiente con cui interagiamo ogni giorno. Smart watch, smart car, smart home e perfino smart city sono termini a cui dovremo abituarci e che faranno parte del nostro futuro. Ma le aziende? Come può l’internet of things aiutare un’azienda a migliorare? Le possibilità sono virtualmente infinite e che tu produca sottobicchieri o elicotteri poco importa: collegare in una rete tutti i tuoi prodotti può aiutare enormemente te e i tuoi clienti.
Internet of things: l’importanza del feedback
Facciamo un passo indietro. Per sapere cosa un consumatore pensava di un determinato prodotto sono stati inventati diversi modi: questionari, focus group, telefonate a casa. Internet ha sdoganato la pratica della recensione, ormai si può dare un voto a qualsiasi cosa online. Però, l’IoT dà possibilità fino ad ora inesistenti: un feedback in diretta su come viene utilizzato l’oggetto. Capendo come l’utente utilizza un prodotto sai quali sono le sue preferenze, le sue abitudini e anche quello che non gli piace. Allargando il campione a tutti quelli che utilizzano il prodotto, sei proprietari di una mole enorme di dati che possono aiutarti a migliorare e andare incontro alle esigenze e alle preferenze della tua clientela.
La possibilità di un feedback immediato non è solo utile per l’usabilità del prodotto, ma anche per informare ed educare il pubblico su come utilizzarlo. Pensa alle possibilità che darebbe l’IoT in campo medico. Un esempio calzante è Philips HealthSuite. La divisione Healthcare di Philips era interessata a soluzioni digitali che aiutassero le persone ad avere un maggior controllo sulla propria salute, sia promuovendo uno stile di vita più sano sia migliorando i servizi di assistenza sanitaria. Così è nata Philips HealthSuite: una piattaforma digitale che attraverso il cloud gestisce più di sette milioni di apparati connessi, sensori e applicazioni mediche utilizzate sia dai pazienti, sia dal personale medico. In questo modo Phillips può migliorare i propri dispositivi sulla base dell’utilizzo che medici e pazienti ne fanno, ma può anche educare costoro ad utilizzarli al meglio senza dover prevedere il loro comportamento, ma ricevendo i dati direttamente dai dispositivi stessi.
Più o meno la stessa cosa fa Illy, l’azienda di caffè. Dentro le macchine per caffè da bar Illy, non quelle che possiamo comprare per casa, c’è un software che invia continuamente all’azienda feedback su come la macchina viene utilizzata: dalla manutenzione della stessa, fino alla temperatura dell’acqua. In questo modo può intervenire informando il barista e prevenendo eventuali guasti del prodotto.
Internet of things: l’interfaccia è sempre più diretta
Sono sempre di più gli anziani che comprano e utilizzano smartphone e tablet. Se penso alla fatica che faceva mia nonna a inviare sms e che adesso mi scrive su Whatsapp mi viene ancora da ridere. Ma il motivo è molto semplice: l’interfaccia. Per anni siamo stati abituati a interfacce “intermedi”, come tastiere o mouse nel caso dei computer, oppure telecomandi pieni di pulsanti per i televisori. Qualche anno fa, poi, i display tattili hanno permesso di creare interfacce “simulate” e questo ha portato nuovi utenti (appunto, mia nonna) a interagire con dispositivi come smartphone e tablet. Adesso, con i dispositivi connessi, l’interfaccia è “diretta” perché il prodotto stesso è l’interfaccia da toccare o da stringere fra le mani. Interfacce sempre più sofisticate, quali il riconoscimento vocale, rendono naturale la comunicazione.
Creare prodotti con un’interfaccia diretta non può che ampliare lo spettro della propria clientela, perché è più intiutiva e semplice da utilizzare. Non solo: avere la possibilità, con il controllo vocale, di controllare più oggetti connessi tra loro rende anche il lavoro in azienda più veloce e comodo. Perchè come l’IoT è utile per il consumatore, lo è anche per il lavoratore stesso.