CA Technologies ha divulgato i risultati di uno studio paneuropeo condotto dalla società di ricerca Quocirca, secondo il quale la domanda di sistemi di sicurezza evoluti per la gestione delle identità e degli accessi (Identity & access management – Iam) da parte delle aziende italiane supererebbe quella riscontrata nella maggior parte degli altri Paesi europei presi in considerazione dall’indagine. L’indagine, intitolata “Digital Identities and the Open Business”, è stata condotta su 337 manager informatici di società medio-grandi che operano in diversi settori di Italia, Benelux, Francia, Germania, Penisola Iberica, Israele, Paesi Scandinavi e Regno Unito.
Circa il 76 per cento delle imprese italiane utilizzerebbe al momento sistemi Iam per autenticare e riconoscere gli utenti, contro una media europea del 70 per cento. Solamente la Penisola Iberica e la Germania presenterebbero una domanda più elevata di quella italiana, mentre la percentuale rilevata in Italia sarebbe superiore a quella del Regno Unito, della Francia e dei Paesi Scandinavi. Le imprese italiane starebbero anche adottando con sempre maggiore frequenza il modello Iam as a service, come attesta un 28 per cento (+6 per cento rispetto alla media europea) rappresentato da utilizzatori di esclusivi servizi on-demand. Un altro dato interessante è che il 31 per cento (la percentuale più alta in tutta Europa) si affida a un modello ibrido costituito da un mix di on-premise e on-demand. Per contro, il 25 per cento delle aziende italiane non dispone di alcun sistema Iam, la cui mancanza rende difficile garantire lo stesso tenore di interazioni dirette fra l’azienda e gli utenti offerte dai concorrenti.
La ricerca ha rilevato che in Europa la domanda di sistemi Iam evoluti è pressoché triplicata dal 2009 al 2013, passando, come media aziendale, dal 25 al 70 per cento. Pur non indicando la configurazione specifica della crescita della domanda in Italia, lo studio delinea chiaramente una serie di motivi alla base della crescente popolarità dello Iam evoluto fra le aziende italiane, che si tratti di soluzioni on-premise, IAMaaS o ibride.
Per il 72 per cento delle imprese italiane, le principali motivazioni per aprire le applicazioni aziendali agli utenti esterni sono legate alla possibilità di interagire direttamente con i clienti. Circa il 75 per cento dei manager italiani intervistati ha indicato come “molto” o “piuttosto” importante il ruolo dello Iam per consentire la gestione e l’applicazione delle policy d’accesso, mentre il 72 per cento sostiene che lo Iam è “molto” o “piuttosto” importante per l’accesso a SaaS e ad altre risorse cloud. L’86 per cento degli intervistati ha inoltre sottolineato come “vero” o “abbastanza vero” il bisogno di un chiaro riconoscimento dell‘identità digitale di un cliente prima dell’avvio di qualsiasi transazione commerciale.
Il 72 per cento delle imprese italiane che riconoscono l’utilità del modello IAMaaS la giustifica in base ad attributi diversi. Secondo questa ricerca, il 69 per cento è convinto che un servizio basato su cloud abbatta i costi d’esercizio, il 46 per cento pensa che faciliti l’integrazione di utenti esterni e il 38 per cento ritiene che lo IAMaaS semplifichi la creazione di nuovi processi di business.
Il modello ibrido, adottato dal 31 per cento delle aziende italiane, rappresenta un’alternativa molto apprezzata – con la percentuale più alta fra tutti i Paesi europei, ben 10 per cento al di sopra della media europea. Questo modello, che combina la modalità on premise con quella on demand, offre alle imprese la flessibilità necessaria per continuare a utilizzare i sistemi Iam e le directory già esistenti, integrando inoltre le tipiche funzionalità evolute di un sistema IAMaaS. A ciò va aggiunto il fatto che i sistemi IAMaaS sono già integrati con numerose applicazioni cloud quali Google Apps, Office 365 e WebEx. Evitando la lentezza e il costo del lavoro di configurazione, i soggetti aziendali potranno aggiungere in modo rapido e agevole lo IAMaaS alle implementazioni Iam on-premise già esistenti.
Silvia Viganò