Red Hat Enterprise Virtualization 3.1 ha ottenuto la certificazione per applicazioni Sap in ambiente Red Hat Enterprise Linux: un traguardo che conferma la collaborazione tra le due aziende in tema di virtualizzazione e rappresenta l’ultimo passo di un’alleanza di 15 anni siglata per semplificare l’implementazione di applicazioni Sap su server fisici Red Hat, in ambienti virtuali o cloud.
Red Hat Enterprise Virtualization è un’infrastruttura di virtualizzazione mission-critical open source end-to-end. Grazie a un hypervisor di virtualizzazione aperto con Kvm (Kernel-based virtual machine) e a validi strumenti di gestione basati sul progetto oVirt, la soluzione assicura notevoli vantaggi di prestazioni, scalabilità, flessibilità e costi.
Enterprise Virtualization 3.1, già disponibile, offre nuove funzionalità e integrazioni in termini di scalabilità, networking, storage e altro ancora. Oltre ad aver ottenuto elevati risultati di prestazioni nei benchmark applicativi two-tier standard Sales and Distribution (SD) di Sap a giugno – con Red Hat Enterprise Virtualization e l’hypervisor Kvm su Sap Erp 6.0 – Enterprise Virtualization ha registrato in questo mese i sette più elevati benchmark Specvirt_sc2012.
«Red Hat Enterprise Virtualization offre scalabilità e prestazioni senza eguali – ha affermato Paul Cormier, president Products and Technologies di Red Hat -. I benefici assicurano un rapporto prezzo/prestazioni ancora più interessante, mentre nuove funzionalità come la migrazione live dello storage e l’allocazione dinamica delle risorse offrono un’esperienza utente ancora migliore».
«Questa certificazione segna un altro importante traguardo nella collaborazione – ha commentato Tom Collett, global vice president Global Technology Partners di Sap -. Continuiamo a offrire maggiori prestazioni ed efficienze in termini di costi che risultano molto interessanti per i clienti. Proseguiremo nella nostra collaborazione per soddisfare le esigenze dei clienti condivisi alle prese con implementazioni di virtualizzazione e cloud computing».
Silvia Viganò