Sebbene l’Italia sia il paese con la connessione a internet più lenta d’Europa e il paese in cui per trovare un’offerta adsl adatta alle proprie esigenze bisogna sperare che l’operatore sia presente nella zona in cui viviamo, ha comunque un primato nel mondo di internet.
La nostra nazione è quella più interessata al Mondo dai blocchi all’accesso a Internet, arrivando, nel 2015, a superare il migliaio di siti internet bloccati attraverso i provider.
Quali sono i siti internet più bloccati?
Come è noto, l’Italia è un paese sociologicamente molto vario, e quindi, anche le richieste di blocco rispettano questo parametro di varietà. I siti bloccati seguono le richieste di politici diffamati, professionisti derisi, persone che vogliono il diritto all’oblio e chiedono lo stop di testate giornalistiche, appelli della Consob, e tante altre vicende personali e istituzionali, che vedono tra i protagonisti anche l’Agcom, in merito alle lamentele sul diritto d’autore.
Agcom e diritto d’autore: il dettaglio dei siti bloccati in Italia
Per quanto riguarda il diffusissimo fenomeno della pirateria online, a cui si cerca di ovviare anche attraverso il blocco di determinati siti, nel 2015 l’Italia detiene il primato europeo: sono 238 i domini che i provider italiani hanno reso inaccessibili, un terzo dei quali (83) per diretto volere dell’Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni, che combatte per tutelare la normativa sul diritto d’autore.
Nel resto degli stati europei nessuno adotta ordini amministrativi di blocco a protezione del diritto d’autore; ad esempio, Francia e Spagna hanno totalizzato rispettivamente un totale di 18 e 24 siti bloccati, su ordine, però, dei giudici, non in via amministrativa, come accade con l’Agcom in Italia.
Siti bloccati in Italia: la Cina emula il Belpaese
Se nell’emisfero occidentale del Mondo, il blocco selvaggio dei siti da parte dell’Italia è criticato, in oriente, invece, vien emulato: oltre al Pakistan che ha adottato sistemi simili, forse ispirandosi alla Turchia e non all’Italia, il dato più sconcertante è quello che riguarda la Cina.
Infatti, nel 2015, ha implementato il blocco denominato Grande muraglia digitale (Great digital firewall): nel settore del diritto d’autore cinese, sono state adottate le stesse procedure di blocco dei Dns che l’ Autorità per le garanzie nelle Comunicazioni ha utilizzato (e utilizza) in Italia.
Dns poisoning: Agcom emula la Cina
Entrando minimamente nel dettaglio della tecnologia utilizzata da Italia e Cina, dobbiamo precisare che si tratta di Dns poisoning, avvelenamento dei Dns.
Questa pratica, che sta alla base del sistema di blocco della Grande muraglia digitale, è stata emulata dall’Agcom che si è ispirata agli hacker cinesi, inventori di questa pratica.
In cosa consiste? E’ un attacco informatico che comporta la modifica della cache dei name server in modo da mutare l’associazione indirizzo IP / nome del server. Con questo accorgimento si può reindirizzare un nome di dominio web verso un indirizzo IP diverso da quello originale, banalmente è quello che si verifica quando viene chiuso un sito di streaming illegale.