Il Cloud, nonostante le perplessità che in molti ancora suscita, si sta diffondendo sempre di più. Ma a quale tecnologia affidarsi?
Unidata, azienda attiva nel campo delle Comunicazioni Internet e System Integration, ha scelto di sfruttare le potenzialità di OpenStack-ActiveResource, il più importante dei software free e open source legati al Cloud.
L’utilizzo della piattaforma OpenStack, un progetto IaaS cloud computing di Rackspace Cloud e NASA, contribuisce a rendere disponibile all’ utente finale una suite di applicazioni, tra loro indipendenti, che possono essere interconnesse a seconda delle esigenze per la realizzazione di piattaforme per il Private o il Public Cloud. Il tutto gestito attraverso una dashboard che permette di controllare gli amministratori e la gestione delle risorse attraverso un’interfaccia web.
Unidata, scegliendo OpenStack, contribuisce a perseguire una delle finalità principali della omonima Fondazione, un soggetto giuridico istituito nel 2012 nata per promuovere, proteggere e responsabilizzare il software e la comunità che gli cresce intorno: rendere la piattaforma OpenStack uno standard universale per il Cloud.
“Una delle caratteristiche che contraddistinguono il Cloud di Unidata risiede nella dotazione di due Data Center interamente ridondati. Questo consente, di fatto, un back-up continuo, garantendo la massima sicurezza dei dati. Infatti, in caso di mal funzionamento di un data center, evento comunque di per sé molto improbabile, ci sarà sempre il secondo a garantire il funzionamento dell’infrastruttura ed il salvataggio dei dati – dichiara Giampaolo Rossini, direttore tecnico Unidata – . Ogni nostro singolo data center si estende per oltre 500 metri quadrati ed è in grado di ospitare 190 rack e migliaia di server, che possono essere gestiti dai servizi Managed Hosting di Unidata e Cloud. È prevista un’alimentazione elettrica di riserva, per garantire massima continuità al servizio, assicurando funzionalità permanenti, ed il gruppo elettrogeno è in grado di sopperire alle eventuali mancanze di energia da parte dell’ente fornitore”.